Il nuovo lavoro dei bolognesi
Tarchon Fist è l'ennesimo buon album di una delle migliori band di classix metal tricolore.
La formula compositiva è ormai rodata ( questo è il quinto album) e gira tutta intorno alle grandi vocals "Dickensoniane" di Mirco “Ramon” Ramondo e al muro di suono che rimanda palesemente a Iron Maiden per i riff e le twin guitars e Manowar per le liriche incentrate su guerre, vendette e vittorie.
Ma non solo.
Le liriche assumono una particolare importanza, "
So, Thank You All", è una sorta di lettera-ringraziamento per i fans - mossa sicuramente sincera e simpaticamente ruffiana ma d'effetto -, "
9/11” è un ricordo di chi è caduto nella tragedia delle Torri Gemelle dal punto di vista degli eroi ( i pompieri ) che combatterono e morirono quel giorno, "
Soldiers In White" (primo singolo estratto ) parla del disagio emotivo causato dalla pandemia da Covid19 e dei camici bianchi morti nelle corsie degli ospedali, "
Wolfpack" è ispirato alla battaglia di Teutoburgo, il Wolfpack (‘branco’) protagonista della vicenda, è mosso dalla passione intesa come forza di volontà nel voler difendere il proprio paese ed i propri cari in caso di invasione, insomma un Inno patriottico, infine la titletrack che è una sorta di riconoscimento che la band fa a se stessa per la passione e la determinazione messa nel loro lavoro di musicisti.
Musicalmente, il classic rock tipico mutuato dalla NWOBHM è "sporcato" da una bella dose di metal tirato alla Grave Digger come nella stupenda "
Soldiers In White" e in "
Lens Of Life" e da influenze folk come in "
Wolfpack" - che inizia con un bel coro per poi diventare una power ballad con tanto di voce soprano - e in "
Ireland's Rebels" una ballad anche questa alla Grave Digger con una intricante melodia e chorus orchestrale.
"
9/11" è un mid tempo roccioso che mi ha ricordato nel riffama gli Scorpions anni '90 e che ci offre un gran pathos interpretativo da parte di Mirco, "
Escape" è un altro pezzo tirato con in coda un accenno di rimando ai Bon Jovi di "
You Give A Love A Bad Name", "
The Man" è un articolato rock-metal con chitarre alla Saxon e una melodia da cantare, la titletrack è una cavalcata alla Maiden con chitarre che si rincorrono riff su riff e un chorus contagioso, chiude la lunga suite "
The Legend Of Rainbow Warriors" pezzo non immediato e vagamente prog che richiede più ascolti per apprezzarne le sfumature ritmiche, la voce di Mirco segue la narrazione del brano e viene modulata fino al crescendo del chorus.
I Nostri suonano con passione, sudore, cuoio e tecnica ( pur non essendo dei virtuosi ), quanto basta insomma per promuovere a pieni voti un disco, si derivativo, ma dannatamente coinvolgente.
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