Copertina 7,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2023
Durata:46 min.
Etichetta:Underground Symphony

Tracklist

  1. THE FLAME STILL BURNS
  2. LENS OF LIFE
  3. WOLFPACK
  4. SOLDIERS IN WHITE
  5. 9/11
  6. IRELAND’S REBELS
  7. ALWAYS ALONE
  8. ESCAPE
  9. THE MAN
  10. SO, THANK YOU ALL!
  11. THE LEGEND OF RAINBOW WARRIORS

Line up

  • Mirco “Ramon” Ramondo: lead vocals
  • Luciano “Lvcio” Tattini: guitars and vocal
  • Sergio “Rix” Rizzo: guitars and vocals
  • Marco “Wallace” Pazzini: bass guitars and vocals
  • Giacomo “Jack” Lauretani: drums

Voto medio utenti

Il nuovo lavoro dei bolognesi Tarchon Fist è l'ennesimo buon album di una delle migliori band di classix metal tricolore.
La formula compositiva è ormai rodata ( questo è il quinto album) e gira tutta intorno alle grandi vocals "Dickensoniane" di Mirco “Ramon” Ramondo e al muro di suono che rimanda palesemente a Iron Maiden per i riff e le twin guitars e Manowar per le liriche incentrate su guerre, vendette e vittorie.
Ma non solo.
Le liriche assumono una particolare importanza, "So, Thank You All", è una sorta di lettera-ringraziamento per i fans - mossa sicuramente sincera e simpaticamente ruffiana ma d'effetto -, "9/11” è un ricordo di chi è caduto nella tragedia delle Torri Gemelle dal punto di vista degli eroi ( i pompieri ) che combatterono e morirono quel giorno, "Soldiers In White" (primo singolo estratto ) parla del disagio emotivo causato dalla pandemia da Covid19 e dei camici bianchi morti nelle corsie degli ospedali, "Wolfpack" è ispirato alla battaglia di Teutoburgo, il Wolfpack (‘branco’) protagonista della vicenda, è mosso dalla passione intesa come forza di volontà nel voler difendere il proprio paese ed i propri cari in caso di invasione, insomma un Inno patriottico, infine la titletrack che è una sorta di riconoscimento che la band fa a se stessa per la passione e la determinazione messa nel loro lavoro di musicisti.
Musicalmente, il classic rock tipico mutuato dalla NWOBHM è "sporcato" da una bella dose di metal tirato alla Grave Digger come nella stupenda "Soldiers In White" e in "Lens Of Life" e da influenze folk come in "Wolfpack" - che inizia con un bel coro per poi diventare una power ballad con tanto di voce soprano - e in "Ireland's Rebels" una ballad anche questa alla Grave Digger con una intricante melodia e chorus orchestrale.
"9/11" è un mid tempo roccioso che mi ha ricordato nel riffama gli Scorpions anni '90 e che ci offre un gran pathos interpretativo da parte di Mirco, "Escape" è un altro pezzo tirato con in coda un accenno di rimando ai Bon Jovi di "You Give A Love A Bad Name", "The Man" è un articolato rock-metal con chitarre alla Saxon e una melodia da cantare, la titletrack è una cavalcata alla Maiden con chitarre che si rincorrono riff su riff e un chorus contagioso, chiude la lunga suite "The Legend Of Rainbow Warriors" pezzo non immediato e vagamente prog che richiede più ascolti per apprezzarne le sfumature ritmiche, la voce di Mirco segue la narrazione del brano e viene modulata fino al crescendo del chorus.
I Nostri suonano con passione, sudore, cuoio e tecnica ( pur non essendo dei virtuosi ), quanto basta insomma per promuovere a pieni voti un disco, si derivativo, ma dannatamente coinvolgente.


Recensione a cura di Marco ’Metalfreak’ Pezza

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