Avete vissuto gli anni ottanta? Avete invidiato (o se siete stati “fortunati” e avete anche sperimentato in prima persona …) quel “
mondo diverso, ma fatto di sesso [...]” (parafrasando il poeta …) e divertimento che MTV prospettava grazie ai
videoclip di Motley Crue, Warrant e Poison?
Se vi mancano quelle atmosfere o, anche solo per questioni anagrafiche, ne avete solo sentito parlare e vi affascinano, ci sono un bel po’ di gruppi che possono venirvi incontro, molti dei quali provenienti proprio da quegli anni folli e dissoluti e, sostenuti da un apparentemente insaziabile appetito
revival-esco del pubblico di riferimento, pronti e attrezzati per rievocare la spensieratezza e la “leggerezza” di un’epoca leggendaria.
Niente di male, sia chiaro, anche perché la
Storia del Rock è piena di “corsi e ricorsi” ed ecco che accogliere con interesse il ritorno discografico dei
Glorious Bankrobbers diventa una priorità per tutti gli estimatori del genere.
Nati nel 1983, gli svedesi fanno parte di quei gruppi “meteora”, apprezzati (soprattutto grazie all’
album “
Dynamite sex dose” del 1989) ma incapaci, per vari motivi, di andare oltre lo
status di
cult-band.
Da qui lo scioglimento (ritroveremo alcuni dei membri del gruppo nei Mental Hippie Blood) per poi assistere alla
reunion nel 2007, che conduce, dopo altre peripezie, a questo ritorno discografico didascalicamente intitolato “
Back on the road”.
Il disco è un concentrato di
rock n’ roll inebriante e intrigante, che asseconderà le voglie musicali di chi ha amato e ama crogiolarsi nei suoni propugnati (in una specie di viaggio temporale fino ai nostri giorni ...) da Sweet, Junkyard, Hanoi Rocks, Easy Action, Hardcore Superstar e Crashdïet, evocati senza troppi manierismi.
Difficile in tale contesto effettuare selezioni o discriminazioni di sorta scorrendo la scaletta dell’albo … si potrebbe citare la sinuosa carica adescante di “
I’m a drudge”, “
Dodge the bullet”, “
Running hot” e “
Turn on the music”, il rotolare
glitterato di “
Criminal boogie”, “
House of fantasy” e della
T-Rex-iana “
Up to you” o ancora il tocco iridescente e psichedelico di “
Gold fever”, ma la verità è che gli svedesi ostentano in maniera pressoché costante un’innata capacità nel costruire seducenti
anthems, intingendoli in un crogiolo di efficace colore melodico, aggiungendo all’occorrenza pure polverose ambientazioni
western, come accade nella
title-track dell’opera, e senza dimenticare di celebrare i supremi
Maestri Rolling Stones, in “
My America rocks”.
“
Back on the road” si allinea pertanto al diffuso senso di
amarcord tipico dei nostri tempi, ma lo fa con cospicuo buongusto e consolidata ispirazione, ponendo i
Glorious Bankrobbers tra i più credibili “sopravvissuti” degli
eighties.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?