Per un buon periodo, i milanesi
Time Machine hanno rappresentato una delle tante eccellenze italiane in campo metal-progressive. Stiamo parlando della prima metà degli anni 90, quando l'idea del progetto scaturisce dalla fervida immaginazione di
Lorenzo Dehò, bassista e leader incontrastato del gruppo dagli albori sino alla fine (per ora) della loro parabola. Dopo un paio di EP rilasciati ad inizio decennio, nel 1995 l'album "
Galileo" (ovviamente concept, come tutti i tre lavori successivi) pone la band nella posizione di realtà colta e poco propensa a soluzioni di rapida assimilazione. E non credo di fare torti a nessuno nell'individuare i
Queensryche dell'opus magnum "
Operation:Mindcrime" come la pietra angolare presso la quale misurare tutta la carriera dei Time Machine.
Il secondo "
Eternity Ends" (1998), ulteriore disco a tema unico, stavolta incentrato sulla vita di Gesù, si pone in un'ottica più song-oriented rispetto al suo illustre predecessore, che risultava invece pieno di interludi e momenti narrativi. Resta ovviamente inalterato l'approccio anti-commerciale, in un periodo in cui una virata verso il power europeo, all'epoca all'apice della popolarità, avrebbe potuto essere di aiuto alla causa del gruppo. La coerenza di un'artista, e personalmente considero tuttora Lorenzo Dehò tale, si vede anche da queste scelte, svincolate da qualsiasi situazione di opportunità.
Passano tre anni prima di riascoltare materiale inedito da parte dei Time Machine che, in occasione di "
Evil" (2001), decidono di lanciarsi nella trasposizione musicale di un personaggio letterario. Trattasi del terribile Inquisitore Eymerich, portato al successo dalla mente e dalla penna dello straordinario scrittore Valerio Evangelisti (RIP), il quale, da buon metal fan, "benedice" l'esperimento con grande entusiasmo. Il geniaccio Dehò ed i suoi compagni di avventura non si limitano a "sceneggiare" uno dei tanti libri che vedono campeggiare il protagonista in copertina, ma si inventano una storia propria. Eymerich risorge nel 2001, e si ritrova ad affrontare il Maligno sotto un'ottica completamente diversa rispetto al passato remoto. Satana sparge le sue spore venefiche attraverso il cyberspazio, contornandosi di accoliti fedeli ed inconsapevoli, mettendo così l'Inquisitore in seria difficoltà rispetto ai suoi "metodi" tradizionali.
Arriviamo al 2004, quando "
Reviviscence" si concentra sulla continuazione della saga impostata dal succitato "Evil". È sempre un prog-metal di classe quello che fuoriesce dalle note del disco, il cui "main character" di Eymerich viene quasi oscurato dalle gesta luciferine che scandiscono gli shockanti eventi del mondo moderno. E questi ultimi anni, gestiti tra emergenze varie, ne sono la triste, ma palese conferma. C'è una strofa in particolare della splendida "
Grain Of Sand", intonata con toccante drammaticità dal cantante
Marco Sivo, che sintetizza alla perfezione la visione dei Time Machine. Traslandolo in italiano, il verso recita così: "
dalle sabbie dell'Egitto alle torri di New York, una guerra incessante per controllare le nostre menti". Al di là dell'incontestabile qualità musicale ("
Rotten Souls", "
Tears Of Jerusalem", la conclusiva "
Revelation"), i testi di "Reviviscence" rappresentano un vero compendio lirico per tutti coloro che non si accontentano delle verità "ufficiali": perché il più grande inganno del Diavolo è quello di far credere al mondo che il Male non esista.
Il disco prende anche il nome di "
Liber Secundus", proprio a sottolinearne la continuità concettuale con il "
Liber Primus" testimoniato da "Evil". Non so cosa darei per vedere pubblicato finalmente un "
Liber Tertius", in cui si narra lo scontro finale tra Eymerich e Lucifero.
Lorenzo, se mi leggi, batti un colpo.
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