Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2023
Durata:44 min.
Etichetta:Trollzorn

Tracklist

  1. BEGINN
  2. NEBELUNG
  3. TRÜMMER
  4. RITUAL
  5. INTER STELLAS
  6. MORAST
  7. WOLFSKIND
  8. AUFBRUCH
  9. LETHARGIE

Line up

  • Stef: vocals
  • Alboin: bass, keys
  • Berserk: drums
  • Saule: guitars

Voto medio utenti

Dei teutonici non ne conoscevo la carriera essendo sterminata la pletora di band estreme o che vogliono esserlo ma non riescono per attitudine, loro invece per coerenza dura come un blocco di granito fanno certamente parte della schiera.
Lasciando stare il nome ispirato alla saga tolkeniana andiamo sulla ciccia; questo album è un bel manifesto pagan black metal fatto come si deve con in più quel pathos tragico che i tedeschi hanno nei loro geni.
Ottavo album con due soli membri susperstiti della formazione originale che non abbattutisi dalla diaspora seguita dopo l’album precedente, imbarcano altri due validi componenti e pubblicano il nuovo capitolo.
Si parte con la strumentale e drammatica “Beginn” dove una viola dolente e malinconica viene seguita da rumori ed effetti sonori come se ci si trovasse sopra un’imbarcazione diretti verso lande sconosciute.
Trümmer” fa capire di che pasta sono fatti i nostri con veemenza, riffing in tremolo e uno screaming acidissimo e furente; le ritmiche sono marziali e fanno capolino le tastiere a dare ancora più atmosfera.
Il climax che si respira è fiero ma al contempo drammatico con interventi di chitarre acustiche e passaggi vocali parlati.
Ritual” è invece un roccioso e gagliardo up tempo pesante e quadrato, semplice ma ben costruito.
Il chorus rimane in testa con riff aggressivi, bello l’intermezzo più cadenzato e maligno.
Morast” è un attacco violento e senza pietà alcuna; batteria che picchia come un martello, chitarre in modalità zanzarosa e tremolo, screaming al vetriolo e con un intermezzo in mid tempo potente.
La conclusiva “Lethargie” sfiora il doom metal per la pesantezza del bravo e quel senso di “gravitas”; ci sono anche cambi di tempo più veloci dove arpeggi acustici danno dinamicità ed oscurità al tutto.
Un gran bel disco che nonostante qualche scossone dovuto alla nuova formazione, ha reso ancor di più feroce e drammatica la proposta dei nostri, da avere.
Recensione a cura di Matteo Mapelli

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