Non ho pregiudizi nei confronti delle varie incarnazioni degli
Yes. La storia ha infatti dimostrato, in oltre cinquant’anni di carriera, che gli inglesi sono stati capaci di grandi cose con protagonisti diversi, dal seminale
“The Yes Album” con il tastierista
Tony Kaye ma senza
Rick Wakeman al clamoroso
“Drama” con
Trevor Horn al posto di
Jon Anderson al microfono.
Nel nuovo
“Mirror To The Sky” il senso di
déjà-vu è forte, con riferimenti costanti al più classico e ingombrante “Yes-sound”. Se
“Cut From The Stars” rievoca il sopraccitato
“Drama” e
“90125”,
“All Connected” profuma di
“Relayer” e
“Going For The One”. Un discorso simile si può fare per le sinfoniche
“Luminosity” e
“Mirror To The Sky”, che rimandano al periodo
“Magnification”, con la lunga
titletrack particolarmente ispirata. Spiccano le due tracce brevi, più lineari e meno vincolate ai fasti degli anni Settanta (
“Living Out Their Dream”, “Circles Of Time”).
Meno interessante il secondo CD, in linea con il recente passato meno glorioso (
“One Second Is Enough”, “Magic Potion”), ma con
Geoff Downes in grande spolvero (
“Unknown Place”).
Per chi scrive, né meglio né peggio di
“The Quest”.
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