Per il sottoscritto ci sono due album di heavy metal americano che hanno inciso profondamente la storia più di qualsiasi altro: il debutto dei
Montrose e l'esordio dei
Van Halen, questo per ribadire il ruolo centrale di un chitarrista innovativo come
Ronnie Montrose, troppo spesso accantonato dalle nuove generazioni.
Dopo aver lasciato i Montrose, e dopo l'insuccesso del suo album solista
Open Fire, Ronnie decide di formare i
Gamma nel 1979. Recluta per primi il tastierista di Open Fire
Jim Alcivar, il batterista
Skip Gilette e il vecchio bassista dei Montrose
Alan Fitzgerald, che ha suonato per un certo periodo con
Sammy Hagar e, più tardi, su consiglio di
Jimmy Dewar (il bassista/cantante di Robin Trower), ingaggia il cantante scozzese
Davey Pattison. Esce
Gamma 1, album album già molto buono in cui si fondono i suoni futuribili dei sintetizzatori con un blues/rock molto grintoso. Nel 1980 esce dunque questo
Gamma 2 che è un Classico con la C maiuscola, in cui Gilette viene sostituito dal grande batterista
Danny Carmassi (ex Montrose, Sammy Hagar e St. Paradise) e Alan Fitzgerald, che passa ai
Night Ranger, viene rimpiazzato dall'ex
The Freeze Glen Letsch. "
2" è un album nettamente più heavy del predecessore e l'opener
Mean Streak mostra i muscoli con un Carmassi molto mobile a dettare i tempi e con un Ronnie inimitabile che consegnano subito un classico istantaneo.
Four Horsemen accelera, il clima si fa rovente, un Carmassi che avanza come un terremoto e Montrose che cuce un riff da antologia, la voce passionale di Pattison fa il resto, visto che suona come un
Coverdale più epic.
Dirty City è modernissima per i tempi, dove il riff di chitarra viaggia in simbiosi con gli squillanti synth di Alcivar.
Voyager comincia con un lento scalpiccio blues di grande atmosfera, poi la lirica chitarra di Ronnie letteralmente canta in un crescendo di clima onirico e dilatato, un brano che ci proietta in una dimensione astrale.
Something In The Air è più ariosa e concede qualcosa all'airplay, ma con arrangiamenti sempre molto originali, mentre
Cat On A Leash riprende a muso duro e forse è la canzone che più si avvicina al repertorio dei Montrose, quelli dal grande Warner Bros. Presents Montrose.
Skin And Bone è elettrica e nervosa, ancora una volta avvalorata da preziosi intarsi di synth.
Mayday chiude con il suo riff serratissimo, un Montrose da antologia ed un accorato Pattison.
Davvero difficile resistere a queste superbe otto canzoni, un classico dimenticato dal tempo ma che merita la vostra più assoluta attenzione, anche perché si tratta di musica originale, ma veramente originale dove trovare punti di contatto è quasi impossibile.
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