Ho sentito spesso parlare dei “misteriosi”
Sleep Token, ma
“Take Me Back To Eden” è la mia prima volta con un loro disco. E non nascondo una certa difficoltà nel commentarlo.
La formula di
Vessel (e soci?) spazia dai momenti più “djentosi” dei
Leprous (penso a
“Chokehold” o alla titletrack, con il falsetto molto “solbergiano”) all’alternative nobile di
Tool e
A Perfect Circle (
“The Summoning”), dal rock mainstream degli Imagine Dragons (
“Aqua Regia”, “Rain”) al pop radiofonico più accessibile (
“Dywtylm” sembra quasi chiamare in causa Ed Sheeran, così come la conclusiva
“Euclid”).
Sarebbero sufficienti le idee di cui sopra per un intero album, ma gli inglesi sono sfacciatamente audaci nello strizzare l’occhio al synthpop e all’R&B contemporaneo (
“Granite”, “The Apparition”), al grunge dei tempi d’oro (
“Are You Really Ok?” è davvero sublime) e all’industrial più sperimentale (
“Vore” spicca per il cantato sguaiato del frontman, mentre in
“Ascensionism” è l’inaspettato Vocoder a sorprendere).
L’impressione complessiva è che la carne al fuoco sia un po’ troppa (a maggior ragione in questi giorni di caldo atroce), ma non posso non premiare l’ambizione di questo sfidante progetto musicale.
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