L’unica critica che si potrebbe muovere nei confronti di un gruppo, formalmente impeccabile, come i bravissimi
Noveria, è di avere un sound che sa fortemente di “già sentito”, sensazione assai ricorrente negli anni, e che si è spesso rivelata la classica “croce e delizia” della band.
Se da un lato infatti, lo stile dei Nostri ha sempre risentito pesantemente delle influenze dei loro “padri putativi”
Symphony X, ma anche dei loro “fratelli maggiori”
DGM , dall’altra parte, è pur vero, che bisogna essere capaci di comporre e suonare in maniera cosi complessa, mantenendo intatta la propria genuinità e, in questo, i
Noveria sono sempre stati dei maestri!
The Gates Of The Underworld, quarta fatica discografica dei capitolini, uscita per
Scarlet Records, non fa eccezione, relativamente a quanto sopra esposto.
Si tratta di un lavoro validissimo che propone, come da tradizione, la classica miscela di prog-power graffiante, massiccio e complesso, dall’elevatissimo tasso tecnico ma, al tempo stesso, estremamente attento alle trame melodiche.
Le ritmiche, curate immancabilmente con dovizia da
Andrea Arcangeli al basso (a proposito di DGM!) e dalla “new entry”
Davide Calabretta alla batteria, sono talmente incalzanti da concedere solo raramente degli attimi di tregua alle orecchie dell’ascoltatore.
Ma ovviamente, il sound di questo nuovo album è, come sempre, marchiato a fuoco da una chitarra ultra compressa e perennemente dinamica, per merito dell’instancabile lavoro di
Francesco Mattei. L’abile chitarrista, con i suoi assoli articolati, o grazie a riffs estremamente taglienti, conferisce la giusta dose di ferocia e drammaticità alle composizioni, le quali, dal canto loro, talvolta aprono a soluzioni melodiche ariose e totalmente inaspettate, che spezzano la regolarità del disco e a cui contribuiscono anche le tastiere barocche di
Julien Spreutels (ex-Magic Kingdom).
Il tutto, ulteriormente enfatizzato dalla musicalità di un vocalist dotato e dalla spiccata espressività emotiva, come
Francesco Corigliano.
Tuttavia, nonostante i palesi richiami, di cui si parlava all’inizio, ai vari
Symphony X, DGM (su tutti), ma anche ai
Myrath, (vedasi tracce quali
Origins,
Revenants, l’arabeggiante
Ascent o la conclusiva
Eternal), rispetto ai precedenti lavori, i
Noveria questa volta riescono a metterci un pizzico di personalità in più.
Ne è un fulgido esempio l’elaborata title-track, oppure l’avvincente
Descent (in cui spicca la presenza di Fabio Lione nelle vesti di special guest), o ancora la catartica
Anima, che sembra la sigla finale di una pellicola cinematografica particolarmente malinconica.
A conti fatti, anche questa volta, i
Noveria riescono a mettere in evidenza un invidiabile spessore qualitativo e compositivo, rendendosi autori, con questo
The Gates Of The Underworld di un buon album ed inanellando l’ennesimo centro discografico. E pazienza se, in alcuni frangenti, questo lavoro potrebbe risultare eccessivamente derivativo. Va infatti riconosciuto che le varie influenze vengono elaborate abilmente ed in maniera genuina dalla band capitolina, permettendo al disco di risultare fresco e realmente sentito, in ogni suo singolo momento.