Torna il più che prolifico
Neal Morse, questa volta in versione solista, e ci presenta una nuova, ennesima,
rock opera a sfondo cristiano (tematica molto comune, per chi segue il musicista americano da tempo). Come si evince dal titolo, infatti questa volta parleremo di Giuseppe, ma ATTENZIONE il vostro recensore si è documentato e crede di aver scoperto (se sbaglio non linciatemi) che il Giuseppe di cui si parla qui non sia il padre (putativo) di Jesus, ma invece il profeta Giuseppe, figlio prediletto di Giacobbe, le cui gesta sono narrate nella parte finale della Genesi. Una delle caratteristiche di quel Giuseppe, almeno per come raccontato nella Bibbia, è di possedere un 'manto dai molti colori' (ripreso nella copertina), ennesima cattiva traduzione che invece indicava semplicemente vesti di pregio, visto che era diventato viceré dell'Egitto, ma non siamo qui a far le pulci alla chiesa, ché se no non la finiamo più.
Artisticamente, e mi scoccia dirlo, visto quanto ho amato Neal e ogni sua incarnazione sin dai tempi d'oro degli Spock's Beard,
è sempre lo stesso disco, da 10 anni a questa parte. Sempre lo stesso. Overture, tema raccontato in punta di acustica, canzoni più muscolose alternate ad altre dolci e rarefatte, un pizzico di Broadway e pochissimo prog rock, la solita pletora di guest musicians a cantare/suonare, e sempre, sempre lo stesso mood. Cosa che di per sé non sarebbe tanto un male, visto che per fortuna il mood è buono, ma che inizia ad essere davvero troppo, togliendo qualsiasi effetto sorpresa e rifilandoci l'ennesimo polpettone di un'ora e passa, che dopo due-tre ascolti (se ce la fate) risulta indistinguibile dalla rock opera precedente, o (azzardo la previsione) dalla successiva. Purtroppo, questo andazzo lo abbiamo già visto anche nelle varie incarnazioni del buon Neal, dalla NMB agli ultimi Flying Colors a Transatlantic, anche se lì ovviamente veniva mediata ed annacquata dalla quota creativa degli altri partner musicali. Rimane il fatto che, quando è libero di scrivere e dirigere tutto da solo, Neal Morse si ritrovi a fare sempre lo stesso disco, suonato e cantato e prodotto come Dio comanda eh (
pun intended), ma comincia francamente ad essere un po' troppo.
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