Dopo dieci anni precisi, precisi, ecco tornare i danesi con un nuovo batterista nella persona di
Martin Nielsen e un nuovo album, l’ottavo sigillo in carriera.
Aggiungiamo per i più giovani che i nostri all’inizio si muovevano nell’alveo estremo proponendo un death melodico dal taglio moderno con influssi prog e non solo, poi l’evoluzione con un suono debitore degli ultimi
In Flames, ma senza gli eccessi elettronici degli svedesi con un groove metal che ha memorie del passato tramite le chitarre.
Già, le sei corde, queste sono predominanti, soprattutto in sede di assolo con frequenti armonizzazioni debitrici del metal classico.
Ci sono più mid tempo che accelerazioni belluine in questo nuovo album, basta sentire “
Where darkened souls belong” che parte in up tempo solo nel chorus.
“
Anthem for the anxious” dai continui cambi di tempo e dalla spiccata melodia potrebbe acchiappare il pubblico più giovane per certi versi; altro buon episodio è la drammatica “
Black heart, dead tissue” dal chorus azzeccato.
Ma ci sono anche momenti veloci e pensanti come “
Heart of the numb” che vede la partecipazione di
Matt Heafy dei Trivium e “
Through the blackened hatred”.
I nostri abbinano growl minacciosi a voci pulite e cori che specie in sede di ritornello accarezzano il mainstream metal moderno.
La produzione è bella grossa e spinge molto sulle chitarre con le tastiere a far da tappeto atmosferico salvo rari casi, album che non è malaccio ma che resta tra i tanti che propongono lo stesso genere, consigliato ai più giovani.
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