La storia dei
Babylon A.D. non è dissimile da quella di tante
band emerse al tramonto degli anni ottanta … debutto di buon successo, un secondo albo nel 1992 ancora assai apprezzato da pubblico e critica e poi l’oblio, fino al ritorno negli anni 2000, sfruttando l’onda lunga del
revival del
metallo “classico”.
Il supporto delle
major e l’impiego di risorse “importanti” (l’esordio eponimo fu prodotto da
Simon Hanhart, mentre la produzione di “
Nothing sacred” fu affidata a
Tom Werman, e alla stesura dei brani di entrambi collaborò un “certo”
Jack Ponti) non fu “casuale”, perché il gruppo di Oakland aveva mezzi artistici importanti, gli stessi che ha dimostrato di conservare abbastanza bene in “
Revelation highway”, l’album del 2017 che ha consentito anche alle “nuove generazioni” di apprezzare l’
hard n’ heavy cromato e “stradaiolo” degli statunitensi, sulla scia di Aerosmith, L.A. Guns, Quiet Riot, Ratt e Great White.
Qualora siate interessati ad approfondire anche la “tenuta”
live dei nostri, questo “
Live lightning” potrebbe servire egregiamente allo scopo, a patto che non vi aspettiate un’opera dalla registrazione dirompente e cristallina.
Si tratta infatti di una bella collezione di brani che spazia lungo l’intera carriera dei
Babylon A.D. e ce li riconsegna con tutta la loro “viscerale” carica espressiva attraverso suoni che potrebbero tranquillamente appartenere ad un (buon)
bootleg, o comunque ben lontani dalla nitidezza, spesso “vagamente” contraffatta, che contraddistingue molti dischi dal vivo.
Ciò detto, (ri)ascoltare “
Hammer swings down“, “
Desperate” (qualcuno ricorderà anche la versione dei Baton Rouge), “
Maryanne”, “
Shot of love”, “
Kid goes wild” e “
Bad blood” è sempre una faccenda piuttosto coinvolgente, scoprendo poi che i più recenti “S
inking in the sand” (dal “dimenticato” “
American blitzkrieg”), “
Saturday night”, “
One million miles” e “
Crash and burn” (dall’ultimo lavoro in studio griffato Frontiers Music) non “sfigurano” troppo di fronte ai pezzi dei gloriosi esordi.
Merito di una formazione in eccellenti condizioni di forma (a partire dall’ugola vibrante e graffiante del
singer Derek Davis) che sembra avere un “conto aperto” con il destino, proprio quello che grazie ai “corsi e ricorsi” storici del
Rock n’ Roll può ancora riservare soddisfazioni sia ai
Babylon A.D. e sia ai numerosi estimatori del genere.
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