I
Terra Builder sono una band Death/Grind tedesca nata nel 2022, composta da musicisti provenienti da altre formazioni dell’underground.
Per la precisione vi troviamo:
Tobias Buck (
Neaera) alla chitarra e alle vocals in growl, con
Ben Guddorf (
ex-Steel Death) come suo compagno d’ascia;
Lutz Lambert (ex-
Neorite) al basso,
Yannick Bussweiler (
Ferndal) alle pelli e
Rene Wichmann (ex-
The Unlord) come voce principale.
I tedeschi dopo aver rilasciato un demo ci consegnano in questa fine 2023 la loro prima mazzata:
“Solar Temple”, tramite l’ottima
Transcending Obscurity Records.
Non vi sono cose particolari da segnalare a riguardo di ciò che ci propongono i
Terra Builder; si tratta come accennato poco sopra, di un Death/Grind che sconfina nel Brutal, con una grande attenzione per il groove, il quale si esprime al meglio nei vari Slam di cui è infarcito il platter. Tutto questo avviene sotto il manto di un alone nero e di sound che cerca di emanare una peculiare atmosfera futuristica e post-apocalittica; particolare che rende un po’ più originale la loro proposta, e che si può evincere già guardando al titolo e alla copertina.
I nove brani contenuti in questo debutto sono tutti suonati egregiamente e con convinzione, e l’LP in generale gode di un suono preciso e potente, merito anche di un ottimo lavoro in fase di produzione.
Sono tutte tracce molto complesse nonostante la loro apparente linearità, caratterizzate da un buon bilanciamento di tempi veloci, mid-tempo rocciosi e atmosfere malsane che richiamano al Doom. Il guitar–work appare stratificato, intricato e con molti riffs che danno una sensazione di circolarità ai brani.
Si avverte l’intento dei tedeschi di inserire vari hook nelle songs così da far presa sull’ascoltatore, ma purtroppo a mio avviso riescono solo parzialmente in tale intento. Probabilmente gioverebbe a questo scopo lavorare di più sulle linee vocali – spesso accostabili al Deathcore – e sulle lyrics; così come sui riffs, che per quanto ben congegnati risultano derivativi, e questo finisce per ripercuotersi con un retrogusto di “già sentito” un po’ fastidioso, da cui ne consegue, con il calo della personalità della band, un calo dell’attenzione generale di chi vi si accosta.
In ogni caso non mancano canzoni di ottima fattura, come l’opener
“End of Orbit”, il mid-tempo massiccio, infarcito da molte accelerazioni repentine di
“Solar Temple”; la devastante
“Carbon Based Misery”, la quale ha un attacco iniziale – che si ripete in vari punti – richiamante un po’ i
Cannibal Corpse degli ultimi anni; e il Grind inferocito della conclusiva
“Cryogenic Sleep”.
I
Terra Builder si rivelano nel complesso una realtà interessante, nonostante le cose da mettere a punto siano ancora abbastanza.
Vi sono però i presupposti per vederli crescere, e alla fin fine
“Solar Temple” rappresenta un album nella media per gli standard del suo genere.
Recensione a cura di
DiX88
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