I
CARNAL TOMB sono una band old-school Death tedesca formatasi a Berlino nel 2014, avente all'attivo un notevole numero di demo, EP, split e singoli, più due full-length:
"Rotten Remains" (2016) e
"Abhorrent Veneration" (2019). Due lavori che gli hanno consentito di guadagnare una certa notorietà nel circuito dell'underground, a cui segue, in questa fine 2023, il loro terzo capitolo:
"Embalmed in Decay", tramite la
Testimony Records. La formazione di
"Embalmed in Decay" è la medesima degli esordi e vede tra le sue fila:
Marc Strobel (guitars, vocals),
Toni Thomas (guitars),
Daniel Sturm (drums),
Mustafa Kaya (bass) e qualche special guests proveniente da altre formazioni del sottobosco del Death, come
Serkan Niron dei turchi
Engulfed nel brano
"Draped in Disgust", qualche intro aggiuntiva di membri di
Morbid Panzer e
Putrescine, e il chitarrista degli
Speedwhore Leonhard Link.
Il titolo dell'album, e il primo singolo di lancio,
"The Putridarium", si ispirano a un'agghiacciante pratica funebre particolarmente "popolare" nel meridione del nostro bel paese, dal tardo medioevo fino all'inizio dell'età moderna: i cadaveri dei defunti, in particolar modo di frati e monache, venivano posti nel cosiddetto "putridarium", delle sorte di camere sotterranee di mummificazione, e lasciati marcire finché non ne rimaneva null’altro che le ossa, le quali venivano poi deposte in un ossario come loro ultima dimora. Una sorta di simbolizzazione di uno stato di purgatorio a cui dovevano sottoporsi le anime dei morti per essere purificate durante il loro viaggio verso l’eternità .
Oltre agli elementi menzionati, i tedeschi, come molte altre band, si ispirano alle opere di
H.P. Lovecraft e ai films Horror, in particolar modo al film del 1972 di
Amando de Ossorio: "La noche del terror ciego".
Dopo questa lunga introduzione entriamo nel dettaglio del platter...
Tutto
“Embalmed in Decay” è un prodotto estremamente vecchio stile. A partire dalla copertina realizzata dell'artista
Skaðvaldur, dalle tematiche trattate, dalle sonorità e dalle sue atmosfere: tutto parla la lingua della morte. Compresa la resa sonora, che con il growl estremamente baritonale di
Strobel in primo piano, accompagnato da un certo riverbero, lo fa apparire come realmente uscente da una camera sotterranea di sepoltura, un putridarium per l’appunto.
L’LP è costituito da nove tracce per un totale di 39 minuti, e già da qui si può notare una leggera riduzione della durata dei singoli brani rispetto al suo predecessore, che aveva invece una struttura più prolissa, cadenzata e melodica. In questa terza release i
Carnal Tomb fanno il salto di qualità: mantengono il loro andamento massiccio sconfinante nel Doom, su cui si inseriscono ottimi fraseggi e solos dal gusto melodico, ma con un numero maggiore di accelerazioni repentine – caratterizzate da un più ampio uso del blast beat rispetto al passato – che conferiscono ai brani un impatto e una dinamicità notevole. Riescono a mantenere la pluristratificazione e la forte carica atmosferica, che in certi passaggi sconfina in delle piccole intro ambient – si pensi per esempio alla fase iniziale della bellissima
“Morgue Usurper”, la quale poi deflagra in un riff assassino di stampo nordico su cui i tedeschi si lanciano in un assalto frontale –, senza però allontanarsi troppo dalla “forma canzone”. Anzi, questa volta non la perdono proprio di vista, e questo gli consente di mantenere un piglio catchy e al tempo stesso una profondità e complessità di fondo (che trova il suo apice nella conclusiva
“Eyes of the Chasm”), in grado di conferire al tutto una raffinata brutalità davvero rara da incontrare.
Una parte del merito va attribuita anche all’eccellente lavoro di produzione di
Tobias Engl, per quanto riguarda la registrazione e il missaggio, e di
Sverker Widgren per la masterizzazione, catturando a pieno l’attitudine old-school della band, senza altresì rinunciare all’alta qualità sonora che consente di godere di ogni piccola sfumatura di un lavoro così ricercato.
“Embalmed in Decay” è quasi esente da punti deboli ed è privo di filler o inutili suite inconcludenti, i
Carnal Tomb hanno trovato il dono della sintesi e della condensazione di tutte le varie sfumature che contraddistinguono la loro musica.
Dopo la sinistra intro ci troviamo trascinanti nell’agone della morte con il Death/Doom di
“The Putridarium”, avvolto da tutta la sua carica atmosferica, data in buona parte, tra i vari elementi, dagli assoli tra l'armonico e il dissonante di cui è infarcita, per poi passare agli arpeggi introduttivi della devastante e tecnica
“Cataclysmic Maze”.
Sarebbe inutile addentrarsi in un track by track, quindi lascio al lettore il piacere di scoprire questa bellissima perla nera.
Resta da segnalare la prestazione pazzesca di tutta la band, a partire dalla coppia d’asce
Strobel/Thomas, in grado di conferire una forte identità ad ogni brano con il loro originale guitar-work. L'egregio lavoro alle pelli di
Sturm, batterista potente, preciso, veloce quanto e quando serve, e con un groove notevole su ogni frequenza. Infine l’ottima prova al basso di
Kaya, che con la corposità del suo tocco rende invalicabile il muro sonoro del gruppo, riuscendo anche in alcuni frangenti a smarcarsene egregiamente.
Un long playing di autentico Death Metal che un amante del genere non deve lasciarsi sfuggire.
Recensione a cura di
DiX88