Gli
Askesis sono una formazione Black/Death nata a Venezia nel 2013, per volontà di
Laura Nardelli (basso) e
Samuele Scalise (batteria), a cui poi si sono aggiunti
Nico Fabbri (voce),
Gregorio Di Angilla (chitarra) e
Juri Vatova (chitarra); line-up con la quale in questa fine 2023 danno alle stampe il loro primo full-length:
“Beyond The Fate Of Death”, tramite la
Time to Kill Records.
“Beyond The Fate Of Death” è un concept album ispirato al libro
“Il mito di Sisifo”, scritto dal filosofo
Albert Camus, che ha nelle sue intenzioni di raccontare al mondo la personale visione degli
Askesis a riguardo di quella condizione che viene chiamata “non esistenza”, attraverso un’introspettiva che passa dallo sguardo annichilente del metallo oscuro.
Il platter è dotato di un sound molto moderno e intreccia al suo interno partiture Black e Death estremamente aggressive, con svariati riffs mutuati dalla tradizione nordica, dove si avverte una certa influenza melodica e molto tecnica appartenente a gruppi come
Dissection e
Sacramentum, su cui si aggiunge un influsso Deathcore che lascia intendere come gli
Askesis abbiano correttamente assimilato le tendenze moderne, senza altresì rinnegare le origini da cui proviene la loro musica.
Le otto tracce che ci propongono i veneti sono tutte piuttosto complesse, e nonostante restino nel recinto di una struttura non troppo disarcionata dalla forma canzone, l’alto tasso tecnico, la grande variabilità di tempi che vi si trovano – con un grande uso di pause e ripartenze –, di momenti cadenzati che si incastrano su vie multiformi e particolareggiate (
“With No Death That Chases Us” per esempio), grazie soprattutto agli incastri matematici fatti da
Samuele alle pelli, rendono necessario un ascolto certosino del prodotto per la sua corretta assimilazione.
“Beyond The Fate Of Death” è un buon debut album di una band “impegnata”; impegnata nel senso della ricerca dell’identità tra forma, contenuto dell’opera e il soggetto che ne è l’artefice.
Si deve prestare attenzione a che il calcolo tecnico e la razionalità del pentagramma non prendano il sopravvento sulla spontaneità e il feeling musicale complessivo. E dato che i nostri si ispirano a tematiche filosofiche, direi che sarebbe auspicabile che l’ebrezza passionale dello spirito dionisiaco non venga totalmente fagocitata dal rigore tecnico e razionale dell’apollineo. Anzi, tutt’altro, porre le condizioni perché entrambi possano trovare un’unità dinamica nella loro stessa contrapposizione dialettica.
Un album piacevole sia per gli amanti dell’old-school come me che per le nuove leve; in grado di dare inoltre dei buoni spunti di riflessione, purché si abbia il cuore di andare oltre la scia di morte che le note degli
Askesis portano con sé.
Recensione a cura di
DiX88
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