I
Voidescent sono una black metal band spagnola di Siviglia, formatasi nel 2005 inizialmente con il nome di Andhord, per poi nel 2017 adottare l’attuale monicker. Nonostante i molti anni che sono in circolazione gli spagnoli hanno all’attivo soltanto la pubblicazione di un EP nel 2018, e si è dovuto attendere fino ad oggi, 2023, per il loro primo full-length:
“Dust and Embers”, tramite la
Avantgarde music.
La line-up vede tra le sue fila I]Lvme[/I] al basso,
Thror alle pelli,
Agares e
Kvoraph alle chitarre, e quest’ultimo anche al microfono.
Il debut dei
Voidescent è composto da sei brani piuttosto lunghi (quasi 47 minuti totali), di un black metal a sfondo satanista/filosofico dai connotati introspettivi. Musicalmente estremamente oscuro, malvagio e potente, con un certo retrogusto death che mi richiama alla mente alcune soluzioni dei
Dark Funeral – la cui influenza è fortemente avvertibile in tutto il platter – e dei
Dissection di
“The Somberlain”(1993) e
“Storm of the Light’s Bane” (1995). Dove i quattro spagnoli giocano moltissimo con le dissonanze, fino a toccare momenti sperimentali che in taluni frangenti si collocano sul filo sottile del noise. A tal proposito un brano esemplificativo è l’articolata
“Cauldrons of Sabbath” – tra gli episodi migliori dell’LP – , in particolar modo nella parte centrale.
Numerosi sono i cambi di tempo che si giocano nell’alternanza tra up-tempo, momenti sospensivi e rallentamenti dal mood corposo e denso di groove. Tutto ciò viene veicolato da una produzione moderna e deflagrante che garantisce suoni piuttosto nitidi, un po’ distante dal classico lo-fi dell’old-school norvegese, senza scadere però nell’artificioso.
“Dust and Embers” è un prodotto che non presenta né filler, né incertezze di sorta, tipiche di un gruppo al proprio esordio discografico; in cui tutta la band si rende artefice di una prova sopra le righe, sia sul fronte tecnico che per quanto riguarda songwriting e capacità evocativa, trascinando l’ascoltatore all’interno di un violento misticismo che lo avvolgerà e lo tratterà tra le sue tenebre fino alla fine.
Gli apici del disco sono a mio giudizio rappresentati dalle iniziali e devastanti
“Black Crowned Triangle” e
“Crosstunnel Descent”, dove si ha un perfetto connubio tra velocità e rallentamenti;
“The Necrotic Veil” con il suo incedere cadenzato, dove gli spagnoli, tramite una melodia di lugubri dissonanze, lasciano emergere tutta la loro spiritualità nera.
I
Voidescent ci consegnano così un album di grande spessore: sontuoso, annichilente e nero come gli inferi.
Recensione a cura di
DiX88
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