Copertina 7,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2023
Durata:68 min.

Tracklist

  1. NOTES
  2. PATH TO EXILE
  3. THE TIDE AND THE LAST GUARDIAN
  4. WAKE BEFORE THE DYING SUN
  5. ANATOMIA DELL'INCUBO
  6. FADING WITH THE LIGHT
  7. COVENANT
  8. MAYHEM FOUNTAIN
  9. THROUGH THE EYES OF THE SINLESS
  10. EDEN OF STONE

Line up

  • Omar Durante: vocals, guitars
  • Andrea Simioni: bass
  • Daniele Varlonga: drums
  • Lorenzo Moffa: guitars

Voto medio utenti

Terzo capitolo per gli italiani Proliferhate, oramai una certezza tra le novità in ambito progressive death metal nostrano.
La band, attiva da più di 11 anni, vanta sul proprio curriculum una presenza live consolidatissima e costanti show di supporto a band del calibro di Novembre, Dark Lunacy, Necrodeath e Furor Gallico.
Siamo giunti a questo “Wake Before The Dying Sun” (ultimo album che vede la partecipazione di Andrea Simioni al basso, sostituito da Alessio Amodeo) e la formula vincente non cambia, o almeno, il passaggio dal precedente “Demigod Of Perfection” a questo terzo atto vede vari cambiamenti nell'approccio al songwriting, partendo da uno snellimento parziale della struttura delle canzoni e un utilizzo maggiore delle voci pulite. Siamo di fronte ad un ottimo album, che si lascia ascoltare con piacere sebbene la durata totale sia sopra i 60 minuti, e che presenta all'interno composizioni dagli arrangiamenti raffinati, sonorità cupe e intrecci melodici che penetrano nella pelle e nell'anima come una notte nebbiosa e umida e che ci guidano per mano attraverso 9 racconti tratti dal libro “Sessanta Racconti” dell’autore (giornalista e scrittore) Dino Buzzati. La raccolta di racconti dello scrittore è un’opera che racconta diverse storie non collegate tra loro, ma accomunate dal concatenarsi di eventi dovuti o alla tracotanza o all'ignoranza per arrivare forse perfino all'assurdo, dell’animo umano. L’uscita dell’album è stata preceduta dai singoli “Anatomia dell’Incubo” e “Mayhem Fountain”, per le quali sono stati realizzati anche dei video musicali che mi hanno convinto per la professionalità del risultato finale. I Proliferhate riescono a musicare con maestranza alchemica le vicende narrate, e le note delle migliori "Fading With The Light" (ispirata al racconto “Sette Piani”) , oppure le citate “Anatomia Dell’Incubo”, “Mayhem Fountain” o la conclusiva “Eden Of Stone” (rispettivamente tratte dai racconti “I Reziarii”, “Non Aspettavano Altro” e “Le Mura di Anagoor “) sono la colonna sonora perfetta per questi racconti, ed è come se si creasse all'ascolto un oscuro sodalizio tra musica e testi. Elemento vincente anche i suoni limpidi e un mix che rende giustizia alle singole parti, esaltando i fraseggi di basso, linee sognanti di chitarra solista, chitarre ritmiche che investono l’ascoltatore con riff taglienti, fill mozzafiato di batteria e un growl possente e perforante. Le strutture delle canzoni sono sempre articolate e mostrano una band coesa e abile nel far suonare tutto quantomai orecchiabile e digeribile, sebbene i tecnicismi, i cambi di tempo e gli incastri tra riff siano realmente comprensibili nella loro integrità dopo vari ascolti. Riguardo a questo, come detto, c’è uno snellimento delle strutture che punta all’omogeneità di riff sempre diversi e incalzanti, inseriti sempre con logica e intelligenza, assicurandovi un escalation di adrenalina e goduria sonora dall’inizio alla fine. Il risultato finale non da l’idea all’ascoltatore più sprovveduto di sentire qualcosa di difficile esecuzione e di difficile concezione, perché l’amalgama è perfettamente assorbibile anche da chi non è avvezzo alle sonorità prog. Questo poi è uno di quegli album dove la lettura dei testi è fondamentale per comprendere il concept a fondo e per questo consiglio l’acquisto del prodotto fisico per vivere un’esperienza immersiva. Testi e musica sono sempre coerenti gli uni con l’altra e il mood dei temi cambia a seconda di quello che viene narrato con grande esperissività. Bellissimo anche il trittico iniziale con “Notes” (l’intro che apre l’album) e “Path To Exile” che è una canzone diretta e easy listening. Seppur la creazione di strutture complesse sia inevitabilmente nel Dna di questa band, qui abbiamo una perfetta opener “pugno in faccia” (ma in stile Proliferhate) in quanto il minutaggio non è elevato e la combinazione dei riff è tra le più semplici del lotto. Segue “The Tide And The Last Guardian” (una delle mie preferite) dove si ha una brillante coesistenza di melodie orecchiabili, riff cazzuti e graffianti, e una varietà di arrangiamenti che spinge l’ascoltatore ad una continua riscoperta di particolari ed è tutto l’album, effettivamente, a viaggiare su queste coordinate. I Proliferhate riescono a scrivere canzoni lunghe con maestria tantochè tutto il lavoro scorre abbastanza velocemente, ed è questa, probabilmente, la dimensione dove loro si trovano a proprio agio e riescono ad esprimere al massimo la loro arte. In questi minutaggi, poi, hanno tutto lo spazio per districare i testi e farci addentrare, fino a perderci, nel mondo di Buzzati. A tal proposito sottolineo anche l’uso della lingua italiana in molti passaggi recitati o in growl, davvero interpretati magnificamente. Uniche due note dolenti di questa release sono le voci pulite che non riescono ad incidere come dovrebbero, sia perché non sono ancora precise al 100% in quanto a tecnica, sia perché avrei preferito una produzione maggiormente “effettata” con qualche riverbero in più e una produzione che le ponesse maggiormente all’interno del mix. In questa sede la voce pulita suona troppo asciutta e sopra gli strumenti, ed è proprio sulla title track che questo problema, a mio avviso, è più evidente. Musicalmente “Wake Before The Dying Sun” suona appassionata, malinconica e chiude con un riffing incalzante, con un bel fraseggio nella parte finale che ricorda i nuovi In Flames, e avrei optato di più per riff di questo stampo, che potessero essere anche dei refrain cantabili, anziché passaggi isolati. Ahimè, un pezzo di questo genere quasi interamente a voce pulita richiede maggiore preparazione, sia dal punto di vista tecnico che nella preparazione di una linea vocale che possa suonare meno “ridondante”. Canzoni come questa sono premature per lo stato attuale della band e forse una soluzione così andava sperimentata più avanti nel tempo. Per il mio orecchio è proprio la title track ad essere il pezzo dell’album più debole. Seconda nota (meno) dolente, ovvero: manca ancora il pezzo di stampo “radiofonico”. Una band cosi intelligente in fase di stesura dei pezzi potrebbe davvero trovare facile creare qualcosa di più semplice e snello che permetta di fare il botto. La mia canzone preferita dell’album, a tal proposito, è la già citata “Fading With The Light” proprio perché riesce ad essere di facile assimilazione... melodica e incredibilmente catchy, è un gioiellino che continua a mischiare per tutta la sua durata luce e ombra, rimanendo oltretutto un pezzo ottimamente strutturato che non snatura il sound Proliferhate. Molto buona anche “Covenant”, che mantiene una struttura elaborata pur suonando groovy e facilmente assimilabile e “Through The Eyes of the Sinless” che ha una durata di 12 minuti ma non stanca. Anche qui, per quanto un pezzo così sia apprezzabile per la capacità di creare un bel collante tra le varie parti, sono convinto che il tempo possa portare i Proliferhate a regalarci eccellenze su questi minutaggi, e per il momento “Through The Eyes of the Sinless” è si un buon pezzo, ambizioso e godibilissimo, ma non lo collocherei tra le 5 canzoni più belle dell’album. Un plauso, infine, alla produzione cristallina e potente, anche qui un bel passo in avanti rispetto al precedente lavoro. L’album è stato completamente registrato in analogico presso i rinomati RecLab studios di Larsen Premoli (studio di registrazione, tra i tanti, dei Destrage) e il risultato è sicuramente competitivo e in linea con le migliori produzioni dello stesso genere a livello europeo.

Tirando le conclusioni: questo “Wake Before The Dying Sun” è un ulteriore passo in avanti rispetto a “Demigod Of Perfection” e ci presenta un’opera di lunga durata senza particolari cali che possano annoiare l’ascoltatore. Siamo di fronte ad una collezione di pezzi dallo standard qualitativo alto e un band di professionisti che sa scrivere canzoni emozionanti, dall’atmosfera ultra immersiva e dalle liriche tridimensionali sia a livello di concept che a livello interpretativo. Rende onore ai Proliferhate la volontà di suonare, con tantissima onestà e coerenza artistica, ciò che piace a loro, senza snaturare il loro sound e senza uniformarsi a soluzioni sonore dallo stampo mainstream. A fronte di un ulteriore snellimento della forma canzone e limata qualche imperfezione il potenziale per raggiungere grandi numeri ci sarebbe. Il mio invito alla band, come per il precedente album, è di continuare ad alimentare questa creatura in continua evoluzione e godersi il viaggio verso il traguardo,seppur consci di avere già tra le mani materiale di indubbio spessore.
Uscita consigliata sia agli ascoltatori che preferiscono qualcosa di più “easy listening” nel death metal, sia a chi cerca qualcosa di più impegnato e articolato.

A cura di Alberto “Corvo” Lana

Recensione a cura di Ghost Writer

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