Sono già passati dieci anni dalla pubblicazione di
“Migrant”, disco dei
Dear Hunter che abbandonava progressivamente il sentiero dell’indie per lasciare spazio agli esperimenti sinfonici di
Crescenzo e soci. Non è un
concept, non ha il fascino degli
Acts, è stato rimaneggiato più volte - con l’aggiunta di tracce extra per iTunes e di un vero e proprio EP bonus (il rarissimo
“The Migrations Annex”) - e per tutti questi motivi non ha goduto, a suo tempo, del successo che avrebbe meritato.
Cambia l’ordine delle tracce ma non la sostanza del ribattezzato
“Migrant Returned”, più compatto e incisivo grazie al nuovo mix più marcatamente rock (
“An Escape”, “Let Go”, “Dig Your Own Grave”). Arrangiamenti audaci (
“Girl”) controbilanciano orchestrazioni equilibrate e non invadenti (
“Sweet Naiveté, “Shame”) che sfociano in brani dall’influenza pinkfloydiana (
“This Vicious Place”), epici e sofferti allo stesso tempo (
“Don’t Look Back”).
Il frontman conosce bene i canoni del pop più raffinato (
“Bring You Down”, “Shouting At The Rain”, “Cycles”), ma non disdegna soluzioni funky (
“Middle Ground”), bluesy (
“Older Demons”) o più propriamente cantautorali (
“The Love”). Le atmosfere dei sopraccitati
Acts emergono nell’eterea
“Kiss Of Life”, nella frizzante
“Whisper”, nella disimpegnata
“Like Crazy” e nella commovente
“Cycles”, prima di una sognante
"Owls”, colpevolmente assente nella prima
release del full-length.
Peccato che al momento sia disponibile solo in vinile o in download.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?