Clarent Blade (una delle Spade del Potere citate nel Ciclo Arturiano) è uno dei tanti progetti musicali portati avanti da
Ayloss, che su "
Return Into Forever" ha estrapolato dalla proposta delle sue altre realtà musicali, su tutte dal Black Metal degli Spectral Lore, Auriferous Flame e Mystras (oltre a Ontrothon, Saga Of The Ancient Glass e A Compedium Of Curiosities), la componente più Heavy e Epica, in un dichiarato omaggio a Manilla Road, Lordian Guard/Warlord, Brocas Helm, Cirith Ungol e primi Fates Warning.
Esperimento non semplice e non del tutto riuscito, soprattutto se il pensiero corre alle band che il musicista ellenico ha indicato come muse ispiratrici dei
Clarent Blade.
La ricerca di dare vita ad un sound traboccante di epicità, mistero e misticismo è palese, già a partire dall'opener "
The Book of All and None", ma sin da subito è la voce di
Ayloss a non convincere, spesso al limite del lamentoso, anche per l'insistere sui degli eterei vocalizzi, tanto da preferirgli quegli squarci in screaming che faranno poi capolino anche sulla seguente "
Sword of Traitors" e che resteranno comunque una costante per l'intero lavoro, assieme a un songwriting che, come d'abitudine del poli strumentista greco, privilegia suoni dilatati ed evocativi.
"
Aeon" si avvia aggraziata su un sognante tappeto musicale, e, infatti, è uno dei due interludi strumentali che fanno parte di "
Return Into Forever", e ha il compito di introdurci prima a "
Return to the Lands of Mystery" e poi a "
The High Mage", probabilmente gli episodi maggiormente intriganti, grazie a qualche variazione in più e ad una maggior incisività nel guitarwork e (soprattutto su "
The High Mage") a delle melodie più suggestive, ma pur sempre con gli stessi difetti nel comparto vocale e di certo non supportate da una registrazione volutamente in modalità low-fi, ma alquanto minimale. All'appello manca ancora la conclusiva "
Ageless", la seconda traccia strumentale, dove assistiamo ad un largo predominio di synth e cori e che viene tirata un po' troppo per le lunghe.
Siamo di fronte ad un'uscita ancora interlocutoria e con dei limiti evidenti, parzialmente giustificati dal fatto che si tratta di una oneman band e dell'ennesimo progetto a suo nome, ma visto che
Ayloss ci ha lavorato sopra per un lungo periodo (dal 2017 al 2022), forse si poteva aspettare ancora un po' per provare a migliorarne la resa sonora e, almeno per una volta, cercare dei compagni di viaggio per meglio affrontare questa avventura.
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