Il
monicker non è per nulla “originale” e anche la scelta di presentarsi nelle foto promozionali imbrattati di sangue non è esattamente una “trovata” tale da poter incuriosire lo smaliziato popolo di
Metal.it.
Non dedicare la giusta attenzione ai danesi
Archangel sarebbe ciò nonostante un errore, perché la loro proposta musicale, quantunque non particolarmente “sovversiva” e forse ancora un po’ “incerta”, è parecchio intrigante nel suo mescolare
punk,
goth e
heavy metal in una formulazione melodica che possa riuscire ad attrarre una platea ampia e transgenerazionale di
rockofili.
Un misto di Metallica, (primi) Avenged Sevenfold, Danzig e Misfits che magari, come anticipato, ha ancora bisogno di un pizzico di messa a fuoco, ma che rende “
Total dark sublime” un esordio degno di considerazione, sia per l’attualità e sia in prospettiva futura.
Piacciono, infatti, la voce persuasiva di
Søren Crawack e la capacità del gruppo nell’allestire strutture melodiche crepuscolari e accessibili, impastandole all’occorrenza con selvaggi scatti
punk n’ roll, il tutto ostentando una certa disinvoltura ed efficacia in entrambi i frangenti.
E così accade che l’avvio affidato a “
The new god” possa finire facilmente per affascinare chi, per esempio, ha amato (e ama) la tensione drammatica e pulsante del “
Black album”, mentre “
Take my soul” arriva a ad aggiungere lo sciamano
Glenn Danzig e i favolosi Warrior Soul all’elenco dei “buoni maestri”.
Sorprende un po’, a questo punto, in "
Dance demon dance”, vedere la figura sprezzante di
Billy Idol aggregarsi alla suddetta congrega, e tuttavia si tratta di uno stupore oltremodo piacevole, vista la spigliatezza con cui gli
Archangel trattano anche la controversa questione del “goth-rock ballabile”.
“
Blind dragon” e “
Sunslayer” sembrano omaggi alle sinistre vicende soniche di Misfits e Samhain (
oibò, anche loro si mostrarono ricoperti di sangue …), in aperto contrasto con le ballate “
Vidine” e “
Catatonic children” e con la compiacente “
Apollyon vistas”, che non faticherebbero troppo a trovare una degna collocazione nelle
heavy rotation della sparuta radiofonia
rock del terzo millennio.
Posizione che, tutto sommato, potrebbe essere opportuna pure per l’
anthem punk-eggiante “
Cast down” e per la
title-track dell’opera, piuttosto coinvolgente nel suo incedere incalzante, evocativo ed immediato.
“
Total dark sublime” ha dunque i mezzi per assecondare i gusti del pubblico di rifermento e colloca gli
Archangel tra gli artisti “promettenti”, attesi a prossimi passi discografici caratterizzati da una fisionomia espressiva maggiormente distintiva.
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