I
Dethroned sono una black metal band tedesca nata nel lontano 1991, inizialmente con il nome di
Mysticism, per volontà di
Barkayal e
Nazxul, e in seguito nel ‘95 assunsero l’attuale moniker.
In quegli anni non riuscirono ad emergere probabilmente perché non furono in grado di tagliare il traguardo del primo full-length, avendo purtroppo all’attivo soltanto un gran numero di demo e un live album. Questo li portò a sciogliersi nel ‘99 per poi riformarsi nel 2007. Dovranno in seguito passare altri dieci anni, caratterizzati da un demo, una compilation e uno split album, per arrivare finalmente, nel 2017, con una line-up rimaneggiata, al primo full-length:
“Bluotrunst”.
Si ripresentano oggi, a distanza di circa sei anni per consegnarci il loro secondo lavoro in studio:
“A Bridge to Eternal Darkness” tramite la
Dominance of Darkness Records, esattamente come il suo predecessore.
A
“Brdige to Eternal Darkness” contiene dieci brani di ruvido black metal dalle lievi influenze thrash/death, che si muovono ad inizio tracklist su tempi sia veloci che cadenzati (perfetta summa di questi due elementi ne è la caustica
“Disciple of the Elders”), dai costrutti piuttosto lineari e talvolta in your face (come avviene nell’opener
“Come to Me”); per poi mutuare parzialmente le coordinate dalla quarta traccia, inserendo nella sulfurea brutalità della sua materia nera vari momenti che non disdegnano soluzioni più melodiche – tastiere comprese – e leggere divagazioni nella struttura, oltre che nello stile. Si prenda per esempio la più atmosferica
“Ewig Fäulnis”, la quale contiene anche qualche clean vocals; o la altalenante e dai tratti epici e progressivi
“Ruf der Tiefe”, che con le sue melodie richiama un po’ allo swedish death.
In ogni caso anche nella seconda metà dell'LP non mancano episodi tosti, come l’incalzante groove del mid tempo tellurico di
“Void”, e l’assalto finale su gli scudi della bellissima cover tirata a lucido dei seminali
Grausamkeit,
“Im Zeichen des Bösena”; a tratti irriconoscibile se paragonata alla sporchissima versione originale, mentre un po’ meno distante da quella rimasterizzata.
Inoltre è da segnalare una menzione di merito per la notevole
"title-track", caratterizzata da un andamento opprimente garantito da un rifferama schiacciasassi e da uno scream agonizzante in grado di suscitare un certo timore.
“A Bridge to Eternal Darkness” è un ottimo prodotto di genuino black metal, a cavallo tra un’attitudine furiosa e selvaggia – con una produzione simil retrò a garanzia del patto di sangue con la fiamma nera – , ed una più melodica dai contorni atmosferici che guarda nella direzione di un oblio spirituale tutto da esplorare.
Recensione a cura di
DiX88
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