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Black Eucharist sono una black metal band statunitense formatasi nel 2018 tra lo stato di New York e la South Carolina, inizialmente sotto il moniker di
Black Ejaculate, per poi cambiarlo con l’attuale nel 2021.
Giungono a noi, nel giugno 2023, con il loro debutto discografico,
“Inn of the Vaticide”, rilasciato tramite la label
Stygian Black Hand.
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Black Eucharist propongono un black dai temi rigorosamente anticristiani e blasfemi, risultando inquadrabili nel filone dello U.S.B.M., assieme - e probabilmente ispirati -a gruppi come
Profanatica,
Demoncy,
VON,
Masochist, ecc.ecc.
“Inn of the Vaticide” è un prodotto molto diretto ed estremamente aggressivo, come voleva la tradizione dei primi anni 90, dove al classico sound black si inserisce una certa impostazione thrash/death, soprattutto nei numerosi e repentini cambi di ritmo, e in parte nel sound generale; fattore piuttosto naturale, visto e considerato che gli Stati Uniti sono la patria del genere.
Il suono è molto ruvido e sferzante ma dotato della potenza e della qualità sonora delle nuove produzioni, come si evince fin da subito con il groove dell’opener
“Black Ejaculate”.
Si tratta di un platter molto diretto, otto brani, per un totale di meno di quaranta minuti, che si muovono tutti nella direzione di un assalto all’arma bianca, con qualche elemento atmosferico inquietante, come per esempio i rumori della crocifissione contenuti in
“Broken Stuff of the Shepherd”. Canzone che tra l’altro è la più articolata del lotto, condensando nei suoi otto minuti tutto l’odio e il background dei tre blacksters americani.
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Black Eucharist puntano tutte le loro carte su violenza e velocità, inserendo giusto qualche rallentamento strategico e una strumentale circa a metà tracklist,
“The Soiled Crucifix”, con il compito di stemperare un po’ gli animi.
In questo full-length vi è un’attitudine di fondo a tratti folle e schizofrenica che riesce a non far scadere il prodotto al rango di un noioso pestaggio senza senso, riuscendo così a mantenere l’ascolto sulle corde dell’adrenalina.
Un altro punto forte è l’aver saputo amalgamare più influenze in una formula vincente (black, thrash, death e qualche spruzzatina di grind) che in certi frangenti mi richiama un po’ alla memoria i gloriosi
Impaled Nazarene, come è avvertibile, giusto per citarne una, nella conclusiva
“A Foul Stench Lingers at Peor”.
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Black Eucharist non si inventano niente e per certi aspetti ci sarebbe da chiedersi se ha senso un prodotto di questo tipo, caratterizzato tra l’altro da una blasfemia che rasenta quasi il parodico. Tuttavia la musica in esso contenuta è davvero buona; le tracce scorrono che è un piacere e se ne esce storditi, come avviene nel malaugurato caso, ci si trovi a rimediare due belle bastonate sotto l’effetto di una sbronza.
Black metal estremo senza tanti fronzoli: calci nel sedere ed headbanging assicurato.
Recensione a cura di
DiX88
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