Gli
Infection Code, formazione di Alessandria dedita al metal estremo sperimentale dal lontano 1999, giungono a fine 2023 alla loro ottava release:
“Sulphur”, tramite la
Time to Kill Records.
La casa discografica ci rende noto che:
"Dal punto di vista dei testi, l’album è basato su alcuni romanzi di fantascienza, horror e su storie usate come allegorie per introdurre riflessioni personali sul declino della civiltà umana. Gli autori di riferimento sono Howard P. Lovecraft, Philip K. Dick, Ben Bova, Ray Bradbury, Dan Simmons e Valerio Evangelisti"“Sulphur” è il primo album con la nuova formazione, e il primo scritto con il nuovo chitarrista
Chris, entrato nella band nel 2021.
In questo ultimo full-length, gli
Infection Code proseguono ulteriormente il graduale processo di mitigazione della corrente industrial del loro sound; inoltre risultano assenti le sfuriate noise/grind che caratterizzavano prodotti come
“Sterile” (2004), e in generale la prima parte della loro discografia.
Gli alessandrini optano per un ritorno ad un suono più elementare, radicato nel thrash/death (
“Evil Side Of Mercy” su tutte); non a caso la tracklist include anche una cover del capolavoro degli
At The Gates “Blinded By Fear”. Una buona prova che tuttavia non aggiunge niente all’immortalità di cui gode l’originale.
In ogni caso permangono ben udibili le tendenze alla modernità che contraddistinguono il gruppo, mi riferisco ai vari elementi metalcore, ai frangenti groove e djent, rinvenibili per esempio in
[I]“Protoplasm Hope”[/I], e nella complessità strutturale e sincopata di
“The Colour Out Of Space” o di
“Deleted Error”.
Grazie al lavoro oculato, a cavallo tra old-school e contemporaneità, svolto in fase di produzione da
Francesco Salvadeo al
The Cat’s Cage Recording Studio, ci troviamo tra le mani un LP in grado di mettere d’accordo sia le nuove leve che i metalhead più navigati.
Il nono full-length degli
Infection Code è un buon prodotto, scorre piuttosto bene, e contiene brani interessanti come la potente ed evocativa
“Maze of Death”, le già citate
“The Colour Out Of Space” e
“Evil Side Of Mercy”, oppure la cadenzata e massiccia
“Old Viral Order”.
Si arriva piuttosto agevolmente, dopo poco più di 50 minuti, alla linea terminale del disco con
“Lurking Creepy Love”: chiusura che parte in sordina, quasi adagiata, e che poi ci avvolge con il suo alone di malinconia e sontuosità.
Forse alla nuova fatica degli
Infection Code manca quel guizzo in grado di far cadere la mascella, e piccoli elementi che potrebbero conferire un carattere identitario più solido.
Detto questo,
"Sulphur" rimane un bel lavoro, solido e tecnicamente inattaccabile.
Recensione a cura di
DiX88
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