Gli
Ossuary sono una death metal band dall’attitudine old -school nata nel 2012 nella sottoregione dell’Antioquia orientale, in Colombia. I colombiani hanno già all’attivo tre full-length:
“A Morbid Lust for Death” (2017),
“Buried and Forgotten” (2019) e
“Addicted to Human Flesh” (2021).
Si ripresentano a fine 2023 con la loro nuova release:
“Stellar Annihilation”, sotto l’egida dell’etichetta
Awakening Records.
“Stellar Annihilation” prosegue con la linea dura che contraddistingue fin dagli esordi il gruppo colombiano, ma vi è comunque da segnalare una piccola modificazione nella line up, ovvero l’uscita del cantante e chitarrista
Andres Giraldo, il quale viene rimpiazzato alla voce dal bassista
Brahiam Valencia (già presente dal 2019).
Se per quel che riguarda la sfera prettamente strumentale gli
Ossuary restano ancorati alla loro proposta degli esordi, l’ambito concettuale su cui si muovono segna un lieve cambio di passo.
Qui i sud-americani si misurano con il concetto della morte. Muovendosi su testi influenzati da temi ufologici evocanti elementi Horror che rimandano al mondo di
Lovecraft; e da quel che ci è stato riferito, sembrerebbe che le canzoni, prese nel loro insieme, mostrino una cronologia con una certa intenzione dialettica, che inizia con l’invasione degli alieni e termina nel culto di essi; i quali vengono idealizzati ed eretti a divinità attraverso la sottomissione - idolatrica -, della specie umana.
Scendendo più nel dettaglio di quella che è la dimensione musicale, l'LP nell’insieme non appare molto ispirato; le canzoni tendono a confondersi un po’ l’una con l’altra, mancando di quel piglio catchy che secondo me aveva caratterizzato i precedenti lavori degli
Ossuary.
Non so di preciso da cosa dipenda, se da un calo di ispirazione o dall’assenza di
Andrea Giraldo. Indubbiamente, per quel che riguarda la voce, un po’ la sua mancanza fa sentire il suo peso; il growl di
Brahiam, pur essendo buono, non è al medesimo livello, risultando un po’ carente di incisività e tipicità.
Viene il dubbio, inoltre, che anche la sua assenza in quanto guitarist, si sia tradotta in un songwriting più debole, ma di questo non posso esserne sicuro.
In ogni caso, a mio modo di vedere,
“Stellar Annihilation” rappresenta un lieve passo indietro per la band.
Intendiamoci, i cliché sono tutti presenti, ed il platter è suonato e prodotto con professionalità. Si avverte chiaramente il background dei ragazzi, che attingono a piene mani dalla tradizione a stelle e strisce; un po’ dagli
Obituary, dagli
Incantation, dai
Cannibal Corpse, ma anche da realtà europee come
Asphyx e
Pestilence, giusto per citarne un paio.
Purtroppo però questo non basta a renderlo sufficientemente interessante, se non in una manciata di brani come
“Chaos Awakening”,
“Temporary Verification”,
“Deadly Immolation” e
“Chants”.
“Stellar Annihilation” non è un prodotto da cestinare, e risulta sicuramente una prova nerboruta, ma a mio avviso, ribadisco, rappresenta una retrocessione per i sud-americani, che dubito possa esaltare i deathsters più navigati.
Recensione a cura di
DiX88
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