Il secondo album della one man band australiana
Krvna,
‘For Thine Is The kingdom Of The Flesh’, è stata una delle migliori uscite discografiche di tutto il 2022, per cui quando ho visto che c’era la possibilità di ascoltare del nuovo materiale mi ci sono fiondato di corsa ... purtroppo però
‘The Rhythmus Of Death Eternal’ non è un nuovo full lenght, ma solo un lavoro interlocutorio composto da 3 nuovi pezzi e due cover,
‘As Astral Images Darken Reality’ degli
Abigor e
‘Man Of Iron’ di
Bathory ... se soprassediamo sulle cover, comunque dignitosissime, ci restano tre brani dalla durata e struttura simile ... 7’ di puro ed incontaminato Krvna sound che non aggiunge nè toglie niente a quanto di buono detto per il precedente album (nonchè per il valido debut). Essenzialmente possiamo parlare di due ottimi pezzi, l’opener
‘Endless Monument’ e la seguente
‘God’s Work’ dove le parti melodiche, soprattutto i solos, segnano dei momenti altissimi nei brani stessi, più un terzo pezzo,
‘What Great Lenghts’, che rimanda direttamente all’album precedente senza alcuna sorpresa e che dunque è veramente un bel sentire ... come potete facilmente capire, l’unico punto debole di
‘The Rhythmus Of Death Eternal’ è la sua durata, se il buon
Krvna Vatra Smrt ci avesse proposto un’altra manciata di pezzi originali sullo stesso livello dei tre citati, avremmo di nuovo gridato al miracolo/capolavoro e nominato il main man come nuovo messia dell’estremo ... se è vero che chi si accontenta gode, qui si gode di brutto, ma poco, e visto che siamo estremisti, non ci può bastare ... urge full lenght subito !
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