Primo demo per i perugini Nepenthe, sestetto dedito ad un metal dalle chiare influenze nordiche, ricco di sfumature e che, nonostante i limitati mezzi a disposizione per la fase di registrazione, è riuscito a comporre un demo tutto sommato discreto.
Le cinque tracce, di cui l’ultima è una cover dei Children Of Bodom, pur essendo debitrici di bands come i Dimmu Borgir ad esempio, suonano tuttavia in una certa qual maniera personali, sorrette come sono da tastiere decadenti ed evocative, come in “Through The Eyes Of Emptiness”, oppure inframmezzate di ottimi assoli come nella successiva “Altar”. Quello che difetta è un pizzico di brutalità, quasi completamente lasciato alla voce del singer Fe, il quale in alcuni frangenti è decisamente deficitario, in quanto esprime un growl molto forzoso e innaturale. Spero di sbagliarmi, ma gli consiglio di andarci piano col growling di gola, perché i rischi sono alti.
Le composizioni non brillano per inventiva ed originalità, tuttavia risultano piacevoli, soprattutto quando acquistano quel mood gotico e maestoso che gli reca un fascino particolare.
Penso che per essere al primo demo, la band è sulla buona strana. Nulla di eccezionale, ma una base sicura sulla quale tentare di costruire qualcosa di concreto. Auguri.