Cari
Firewind, caro
Gus G. , dovete convincermi ad aprire il mio portafogli con questo vostro nuovo album.
Avete raggiunto il traguardo del decimo album in carriera e non è cosa di poco conto, vi siete affidati ad una sicurezza come
Dennis Ward come co- produttore.
Ma c’è qualcosa che vorrei farvi notare, anzi due; mi avete ingolosito con l’apertura destinata a “
Salvation day” che è una via di mezzo tra una classica heavy/power metal song e una sigla di un anime giapponese a tematica mecha, in pratica un bisnipote di
Jeeg o
Mazinga tanto per capirci con un chorus acchiappante, poi mi aspettavo l’acuto con la titletrack a seguire, invece nulla; per carità brano bello roccioso ma invece che offrire un ritornello da urlo come nella tradizione del genere me lo smorzate, come sbagliare un rigore a porta vuota.
Ci sono dei bei brani a cavallo tra heavy e seduzioni hard rock come in “
Come undone” o nella conclusiva “
Days of grace” e questo lo si deve anche alla bravura e versatilità di
Herbie Langhans dietro al microfono, ma al mio orecchio non ci sono composizioni memorabili che ti si stampino in testa e questa è la seconda cosa che ho notato.
Mi sarei aspettato qualcosa di più da una band come la vostra, anche perché la concorrenza da parte di giovani virgulti è agguerrita e spietata; buon disco che rientra nel range ma ripeto avrei voluto qualcosa di più data la vostra esperienza perciò il mio portafogli non scucerà dinero.
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