Nati nel 2003 come progetto death-metal i Dirty Rain evolvono il loro suono, dopo i classici avvicendamenti in formazione, indirizzandosi verso un dark gothic rock malinconico che vede Anathema, Katatonia, Novembre e My Dying Bride come principali fonti d'ispirazione.
Veste grafica semplice ma curata, insieme con una resa sonora piuttosto soddisfacente, caratterizzano questo "Luna e ombre", in cui appare palese una certa ricerca musicale e lirica, con composizioni strutturalmente abbastanza ben congegnate (discreta, ma migliorabile, la preparazione strumentale) e testi non improvvisati e contraddistinti anche da alcune pregevoli citazioni "colte" (da Virgilio a Cesare Pavese), che denotano una lodevole attenzione "letteraria" molto apprezzata nel genere.
Personalmente, ritengo che questo primo demo dei nostri, evidenzi, insieme alle qualità già descritte, principalmente due difetti: l'utilizzo della batteria elettronica, abbastanza fuori contesto e la voce di Federico Mondelli.
Se per quanto riguarda l'uso del drum programming i problemi potrebbero già essere stati risolti, visto il recente ingresso nel gruppo del batterista Alessio Cassano che potrebbe liberare il sound della band da quel senso un po' "artificioso" e poco dinamico che spesso affligge, invece, i brani di questo disco, diverso e più complesso è il discorso vocale: Federico, nel tentativo di conferire una sorta di "spleen" esistenziale alle canzoni del dischetto, ottiene il risultato di essere un po' troppo "lamentoso" ed impreciso inficiando, in questo modo, l'efficacia delle songs.
Questo accade nella traccia d'apertura "Uncertainty well", per il resto abbastanza riuscita, con i suoi ammalianti inserti pianistici e il buon lavoro chitarristico, in "Eurydice" e in "Clouds", in maniera particolare, ma anche altrove è possibile riscontrare gli stessi difetti.
Piccoli miglioramenti sono esibiti nella bella "Dirty rain", soprattutto nella parte in cui il cantato è meno impostato sulle frequenze basse, mentre "Luna e ombre", che risente delle scorie death (presenti anche nella parte finale della già menzionata "Clouds") degli esordi della band e in cui il growling è alternato alle vocals pulite (in italiano), senza essere nulla di particolarmente sconvolgente, non è disprezzabile, così come abbastanza indovinato, pur nella sua "classicità", è il clima generale della track (a parte la solita drum machine) e non male sono le interpretazioni "sussurrate" di "... Of winter" e della breve "Mourning sea", che chiude un lavoro con qualche "ombra" di troppo.
L'attitudine e l'approccio alla materia mi sembrano adeguati e in un genere in cui le coordinate sono molto ampie ma anche molto sfruttate, in cui è difficilissimo mettersi in luce, tenendo conto dell'assembramento che lo contraddistingue, ritengo sia necessario fare qualcosa in più sia dal punto di vista dell'individuazione d'alcune peculiarità che possano essere ancora più distintive (per la quale mi sembra, come accennato, d'intravedere già qualche buon'intuizione) sia, e soprattutto, da quello delle linee canore, così fondamentali per la riuscita di questi prodotti.
Spero di avere l'occasione di potervi risentire con l'ausilio di una batteria "umana" e un cantato più pertinente e maturo.
Contatti: E-mail:
marco_ciuffreda@hotmail.com Web: www.lunaeombre.altervista.org
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