Copertina 6

Info

Anno di uscita:2016
Durata:62 min.
Etichetta:DarkTunes Music Group

Tracklist

  1. WRITE YOUR OWN STORY
  2. TAKE
  3. WATER'S CHILD
  4. THESE WALLS
  5. FROM MOON
  6. IRON DROPS
  7. SIGNALS
  8. BEYOND DEATH
  9. CROSSING THE AIR
  10. IN THE DARK
  11. SEDUCING
  12. THE TALE
  13. SLEEPLESS SON

Line up

  • Audrey Adornato: vocals
  • Julien Blanchet: drums
  • Henri Friedrich: bass
  • Maxime Boriolo : guitar
  • Olivier Keller: keyboards

Voto medio utenti

"Personalità, questa sconosciuta..."

Da un po' di tempo a questa parte sono alla disperata ricerca di una band symphonic-metal che mi faccia dire: "oh, finalmente una realtà valida che non suona come quella o quell'altra". I francesi Fourth Circle qualcosina da dire ce l'avrebbero pure ma, come avrò modo di argomentare, la strada da percorrere per riuscire a emergere mi sembra ancora abbastanza lunga.

Le coordinate sono bene o male le solite, gothic/power "female-fronted" sulla falsariga dei Nightwish di "Once"/"Dark Passion Play", gli Epica meno elaborati di "Consign To Oblivion" o i Within Temptation di "The Silent Force"/"The Heart Of Everything".

L'introduttiva "Write Your Own Story", sinfonica ed evocativa, ha dalla sua una scrittura equilibrata (anche se non originalissima), e prelude a "Take", tradizionale brano d'apertura dove la voce di Audrey Adornato, purtroppo, non brilla né per timbrica né per incisività. Le sfumature Eighties di "Water's Child" anticipano il lento "These Walls", guidato dal pianoforte di Olivier Keller. "From Moon" si distingue per le contaminazioni dance/elettroniche, mentre "Iron Drops" suona più epica e cinematografica. Se il riff di "Signals" mi sembra un po' scopiazzato da "Dark Chest Of Wonders", con "Beyond Death" la band tenta, con successo, di stupire sperimentando soluzioni a cavallo tra il metal sinfonico e le sonorità del progetto Ambeon di Arjen Lucassen. Le successive "Crossing The Air", "In The Dark" e "Seducing" attingono a piene mani (pure troppo) dal repertorio delle band sopraccitate e conducono alla chiusura dell'album, lasciata alla coppia "The Tale"/"Sleepless Son": la prima è breve, narrata, semplice ma efficace, mentre la seconda, armonicamente meno derivativa, mette a sistema tutte le influenze della formazione (e aggiunge il cantato growl).

"Elements" non è un brutto disco (magari è un po' prolisso) e, nonostante la produzione non al top, merita la sufficienza perché, oltre a essere scritto e arrangiato dignitosamente, è tra le cose più credibili sentite ultimamente del genere. All'ascoltatore l'ultima parola...
Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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