Mi dispiaceva non dedicare un po’ di spazio a un disco che attendevo da tempo, uscito nel 2023 e finito direttamente nella mia personale “top ten” di fine anno. Si tratta di
“Let The Truth Speak” degli
Earthside, pubblicato da
Mascot a otto anni di distanza dal folgorante
“A Dream In Static”, un gioiellino di progressive metal sinfonico che, benché autoprodotto, non passò inosservato.
Si parte subito alla grande con
“But What If We’re Wrong” e le sue atmosfere crimsoniche e cinematografiche, prima di
“We Who Lament”, che suggerisce come potrebbero suonare i
Tool se non si accontentassero di ripetersi all’infinito. In
“Tyranny” le orchestrazioni ben si sposano con il rifframa roccioso e la voce feroce di Pritam Adhikary, mentre
“Pattern Of Rebirth” vive di contrasti, ma lo fa con un lodevole dono della sintesi.
“Watching The Earth Sink” è eterea e rarefatta per cinque minuti buoni prima di esplodere in tutta la sua audacia, e in
“The Lesser Evil” la musica si tinge di esotico, con coraggiosi e riusciti inserti djent e funk. La rara eleganza di
“Denial’s Aria” sfocia nella sinistra e inquietante
“Vespers”, preludio a quello che è l’episodio più frizzante e sfaccettato del lotto, la titletrack sublimemente interpretata dal sempre ottimo Daniel Tompkins dei
Tesseract.
La ciliegina sulla torta si intitola
“All We Knew And Ever Loved”, impreziosita da sonorità a cavallo tra Hans Zimmer e
Leprous (non è un caso che alla batteria ci sia anche Baard Kolstad) e presentata con un video superlativo.
Per chi scrive, il miglior progressive metal attualmente in circolazione.
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