I
Kalt Vindur sono una black metal band proveniente dalla Polonia meridionale, formatasi nel 2015 tra le città di Dukla e Krosno.
Giungono oggi al fatidico traguardo del terzo full-length:
“Magna Mater”, rilasciato tramite la
The Circle Music.
La proposta musicale dei polacchi è un black metal piuttosto melodico, con varie influenze death esprimentesi a pieno nei cambi di tempo e in alcuni frangenti dove il wall of sound è particolarmente massiccio e articolato, grazie ad alcune dinamiche date dalla tipica formazione a cinque elementi con doppia chitarra (la coppia d’asce
Szydło/Borula).
Oltre a questo il complesso polacco è caratterizzato da un piglio piuttosto moderno che apre le porte ad alcune influenze deathcore (
“Agonizing Luminosity” su tutte). Questo è il frutto anche di una produzione che enfatizza la qualità sonora, ben distante dai tipici suoni raw del black dei primordi (che chi vi scrive adora), senza altresì scadere nella plasticosa bombasticità della spazzatura odierna.
Tuttavia è al nord che si deve guardare per inquadrare il fulcro che anima la musica del gruppo, e lo si sente soprattutto nei sottofondi melodici intessuti dalle trame di chitarra, che ci riportano a quel ghiaccio tanto caro alle grandi formazioni norvegesi…Sicuramente i polacchi nei loro lettori hanno consumato i lavori di maestri come
Gorgoroth,
Satyricon,
Taake, ecc.ecc. Soprattutto mi riferisco alla musica incisa in questo nuovo lavoro, dove rispetto ai precedenti, è la componente puramente nera a giocare il ruolo di protagonista, a discapito di quella doom e progressive. Di cui, di quest’ultima, la componente progressiva, rimane solo qualche divagazione strumentale sul finire dei brani, come per esempio nelle chitarre acustiche della
"title-track", o in alcuni momenti sospensivi che dilatano e articolano un po’ di più la struttura tendenzialmente lineare delle composizioni; e a tal proposito cito quello che rappresenta lo zenit di tutto il platter:
“Zywioly”. Oppure la si avverte nel tono delicato, ipnotico e tragico dell’ottima strumentale posta a conclusione:
“Mist Over Cergova”.
I
Kalt Vindur con
“Magna Mater” tirano fuori dal cilindro un ottimo prodotto, a cavallo tra la modernità e il gelo siderale dei grandi classici; e lo fanno con otto tracce ben strutturate, brutali e al contempo raffinate e pregne di sottofondi melodici interessanti, culminanti in alcune armonizzazioni – davvero notevoli – di suoni di per sé dissonanti, come avviene per esempio nella già citata
“Agonizing Luminosity”.
Il filo della tensione resta sempre teso; i cinque blacksters sanno quello che fanno e hanno le idee ben chiare delle corde da colpire per incollare lo “sguardo” del nostro orecchio su di loro. Riescono a farlo senza giochi di prestigio, tramite melodie ficcanti, blast beat, tremolo picking e semplicissimi power chords – scuola
Marduk – estremamente efficaci.
Niente di nuovo sotto il sole…ma quanto è bella la vecchia creta nera qualora venga modellata dalle mani dell’abile vasaio.
Bellezza e rispetto della tradizione, senza inutili ossequi, che trova spazio anche nei contenuti della musica dei
Kalt Vindur.
"Żywioły" ("Elementi")
Nelle fiamme vedo il passato
Ombre tremanti che invocano il ricordo
Ballando al sole
Tutte le mamme delle generazioni che verranno
Nel terreno vedo la polvere
Di coloro che se ne sono andati
Pieni di fede
Legati dall'eredità della natura
Padri delle canzoni di guerra
Nell'acqua vedo il riflesso
Della purezza primordiale e dell'orgoglio dei fiumi gonfi di pioggia
Lavando le rive dell'eternità
Nell'aria sento il vento
Un colpo freddo porta il sussurro
Di coloro che se ne sono andati
Per rispondere alla chiamata della preghiera
Recensione a cura di
DiX88
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?