Mette un po’ spavento scriverlo, ma ascolto la nostra musica prediletta da ormai trent’anni. Eppure, ancor oggi, c’è ampio spazio per la meraviglia di fronte a qualche piccola grande gemma del sottobosco metallico.
Prendete, ad esempio, questi
Ringarë:
moniker dall’ostica pronuncia e non proprio incisivo,
artwork di copertina ancor meno incisivo, titolo dell’album farraginoso, gruppo a me del tutto ignoto (nonostante due
album già all’attivo), ennesimo progetto estremo dell’infaticabile
Alex “
Esoterica”
Poole (già, tra gli altri, con
Chaos Moon,
Häxanu e
Krieg).
Insomma: non nego, date le premesse, di aver affrontato il loro “
Of Momentous Endless Night” senza particolari aspettative o
hype.
E invece…
…e invece, come avrete intuito dal voto in calce, sono stato davvero rapito da un
full length spettacolare, maestoso e -udite udite- addirittura sorprendente.
La matrice sonora è inquadrabile nell’alveo di un
symphonic black dall’alto tasso atmosferico, che indulge in lunghe composizioni, reminiscenti dei capolavori degli anni ’90 e pervase dalla glaciale solennità propria del genere.
Sulla carta, dunque, nulla di nuovo sotto il sole -o, meglio, la luna-…
…non fosse per il
drumming ad opera del
session Jack Blackburn.
Il nostro, ad onor del vero, aveva già collaborato in varie occasioni col
mastermind Poole, ma mai la sua prestazione era risultata così incisiva e, se mi passate il termine, piacevolmente invadente.
Blackburn, infatti, riempie all’inverosimile i brani di
fills eseguiti alla velocità della luce, stacchi dal sapore
avantgarde, passaggi intricatissimi ed ultra-tecnici, suonando alle mie orecchie come una sorta di diabolico incrocio tra l’
Hellhammer de “
La Masquerade Infernale”,
Dobber Beverly (
Oceans of Slumber) e
George Kollias.
Il riferimento a quest’ultimo è tutt’altro che casuale, visto che in più di un’occasione sembra di ascoltare un batterista di estrazione
brutal/
technical death metal; l’impressione viene ulteriormente suffragata dalle scelte di produzione (il suono delle pelli è davvero secco e nitido) e
mixing (il ruolo è predominante a dir poco).
Ebbene: il modo in cui questo vorticoso motore ritmico si "scontra" con la magnificenza delle orchestrazioni e col
feeling epico delle sezioni strumentali costituisce, a mio avviso, il cuore pulsante e la marcia in più di “
Of Momentous Endless Night”.
Come immaginerete, c’è chi ha maturato un’opinione diametralmente opposta alla mia: sul
web, infatti, ho letto svariati commenti grosso modo così riassumibili: “
Gran bel disco; peccato per quella batteria così asciutta, così onnipresente e così alta che rovina l’atmosfera”.
Il mondo è bello perché è vario, e presumo dovrete investire qualche minuto del Vostro prezioso tempo per decidere a quale partito aderire; sappiate comunque che, anche prescindendo dalla peculiarità sopra descritta, i
Ringarë hanno confezionato un
platter da leccarsi i baffi. Preziose perle di gloriosa oscurità come l’
opening track “
Usurping Dark Magicks” (che, con le dovute proporzioni, mi ha ricordato nientemeno che “
With Strength I Burn”) o “
Of Mages and Mystics” (
incipit da brividoni lungo la schiena) sono lì a dimostrarlo.
“
Of Momentous Endless Night”, in definitiva, è un’opera coraggiosa, fieramente di nicchia, molto personale pur adagiandosi su un
sound dalle coordinate ben specifiche e, in ultima analisi, derivative.
Se potete, concedetele una
chance: magari non la apprezzerete affatto; o magari, come il sottoscritto, verrete travolti dalla sua selvaggia bellezza.