'Ma dopo 'Trapped In Chaos' ci siamo resi conto che ora ci siamo evoluti, e tutto diventa un po' più complicato...'Con queste parole i
Dust Bolt presentano il loro nuovo album, quinto in carriera, intitolato
'Sound & Fury'. Un titolo altisonante, che sembra precludere a un insieme di canzoni thrash, dirette, di impatto, sulla scia di album come possono essere un 'Awake The Riot'. Bene, mai dichiarazioni furono mai più lontane dalla verità. Ci si trova davanti ad un'uscita che, dietro parole come evoluzione, maturazione, miglioramento del proprio sound, rivela una mancanza di idee tremenda. Andiamo con ordine però.
'Trapped Chaos' del 2019, confermava il buon stato dei tedeschi, e seguiva perfettamente la scia dei suoi precedenti. Ora, secondo la band il periodo della pandemia e della conseguente chiusura, cancellazione dei tour e quant'altro ne è conseguito ha portato, sopratutto alla mente del leader
Lenny Breuss, la voglia di sperimentare, di rivoluzionare il suono dei
Dust Bolt senza però snaturarne l'essenza principale, mantenendo sempre la componente thrash in primo piano. Tutte belle parole, bellissime, ma arrivando all'ascolto effettivo dell'album, lontanissime dalla verità. E senza fare l'attaccato ai bei vecchi tempi di turno, di quello che
'eh i primi album erano il meglio, poi lasciamo stare', il cambiamento (in peggio) che la band ha scelto di effettuare stavolta è chiaro come la la luce del sole. Il risultato? Qua ci troviamo davanti ai Green Day dei poveri.
[Copryright @Niklas Niessner]
Non bastano le prime note di
'Leave Nothing Behind' a far pensare di trovare lo stesso gruppo dei dischi precedenti, perchè arriva un tremendo ritornello da alternative rock band a spezzare il tutto. Non si capisce effettivamente dove si trovi l'evoluzione tanto decantata, spaziando da un lato su pezzi con breakdown inseriti totalmente senza senso (
'I Witness'), e dall'altro a ridicoli ritornelli da stadio come
'Feel The Storm' o
'I Am The One'.
La strada che hanno deciso di intraprendere Lenny e soci è letteralmente incapibile, vagando da sonorità metalcore, piccolissime reminescenze thrash qua e là (che comunque vengono affossate dal 95% degli stili che i
Dust Bolt gettano nel calderone), e altra roba che cozza terribilmente con tutto il resto, un esempio su tutte è la Titletrack. Si passa poi per la tremenda
'Disco Nnection', per chiudere con la ballad
'Little Stone', che sembra essere uscita direttamente da un album qualsiasi di una rock band qualsiasi dei primi 2000. L'unica cosa che mi sento di salvare è la produzione, ma è una goccia in mezzo ad un mare di...nulla.
Parlare male di un disco non è mai facile, almeno personalmente, sopratutto quando il gruppo in questione ha dietro di sè una discografia comunque di buon livello, non certo capolavori, ma diciamo comunque di prodotti assolutamente degni di nota. Ma onestamente faccio difficoltà a capire cosa sia passato nella mente dei
Dust Bolt per partorire un album di una pochezza veramente disarmante. Sarà per la prossima? Speriamo davvero.
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