Copertina 8

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2024
Durata:46 min.
Etichetta: Avantgarde Music
Distribuzione: Avantgarde Music

Tracklist

  1. THE LONE AND LEVEL SANDS
  2. ODE TO THE NIGHT
  3. THE SHIP
  4. WIND OF CHANGE, CARRY ME
  5. ROTTING INTO PRIMAL
  6. CLAD IN BLACK AND GOLD

Line up

  • Ovfrost: Vocals, Guitars, Bass, Songwriting, Lyrics
  • Vladimir Fomenko: Drums
  • Neinzge: Synthesizers
  • Flammarius: Spoken word

Voto medio utenti

I Malist, one man band russa capitanata da Ovfrost, il quale si avvale della collaborazione di alcuni turnisti (prevalentemente per la batteria e i sintetizzatori), tornano sulla scena, a distanza di circa due anni da “As I Become Darkness”, con il loro quinto full-length: “Of Scorched Earth”, rilasciato tramite la Avantgarde Music.

I Malist con “Of Scorched Earth” ci portano direttamente nell’inverno delle foreste russe, dove l’umanità verrà inevitabilmente sconfitta dalla rivolta della natura nei confronti della smania di onnipotenza umana. Una rivolta apocalittica che risparmierà soltanto pochi eletti dalle divinità primordiali…
Questo percorso avviene calcando la scia lunga di un black metal melodico dai tratti progressivi, sinfonici e fortemente atmosferici; ibridato, in un interessante dinamismo, con il melodic death metal e con alcuni momenti ambient che creano suite davvero suggestive.
Per quanto riguarda la componente death, è piuttosto marcata l’influenza di gruppi come i Dark Tranquillity e gli At the Gates; quest’ultimi li ritroviamo in alcune parti più tirate di chiara matrice thrash, come per esempio in “Rotting into Primal”, dove poi però la brutalità scema in dimensioni spazio tempo dilatate e in avvincenti parti di tastiera; assumendo, infine, sul finale, prevalentemente toni epici limitrofi al viking – come avviene in vari altri brani – richiamanti un po’ i primi Amon Amarth. Indubbiamente queste influenze sono il retaggio della musica che Ovfrost, come da lui dichiarato in alcune interviste, suonava prima di dedicarsi al black.

In ogni caso non si deve fraintendere le mie parole pensando di trovarsi di fronte ad un platter melodic death, siamo pur sempre su lidi neri di pece, direi in parte accostabili a Dissection, Lord Belial, Sacramentum, ecc.ecc.
Si rimane in un entroterra oscuro estremamente atmosferico, armonioso e carico di trame ricercate che passano anche da uno splendido utilizzo della chitarra acustica.
La struttura dei brani tende ad essere piuttosto complessa e articolata rendendo il prodotto stratificato e bisognoso di numerosi ascolti prima di essere assimilato a pieno...
Ogni ascolto disvela uno scorcio della foresta oscura eretta dai Malist, dove vi sono tante correnti stilistiche quanto i venti che l’attraversano. Numerose concatenazioni di suite, momenti aggraziati e feroci, quanti ve ne sono di alberi morenti.
Non manca niente in questa nuova fatica dei russi. Riffs brutali, drumming martellante, chitarre acustiche, synth e tastiere che talvolta lasciano spazio ad un delicato pianoforte; a turno si appropriano della scena senza mai entrare in conflitto l’un l’altro.
La struttura progressive data da Ovfrost riesce a collocare e collegare dinamicamente ogni elemento nella giusta posizione. Anche se ad essere sinceri, forse, di tanto in tanto si avverte una lieve frammentarietà che probabilmente tradisce il bisogno di una migliore elaborazione unificatrice.
Vi è un sentore poetico e nostalgico nella disperazione di fondo del disco che lo penetra da parte a parte; culminante nelle musiche suadenti e oniriche di “Ode to The Night” e “Wind of Change, Carry Me”; dove in quest’ultima, inusitatamente, la decadenza si tramuta in qualcosa di più arioso ed epico, facilitato anche da un rifferama dalle chiare influenze heavy, così come avviene nell’iniziale “The Line and the Level Sands”.
Si rimane incantati dalla maestria di questo giovane musicista, sia sul fronte tecnico, in particolar modo per il guitar work estremamente elaborato e pieno di assoli virtuosi, che su quello emotivo/espressivo.
Il ragazzo utilizza il black metal come mezzo di consapevolezza e di resistenza al male, senza speranza di redenzione, che affligge il nostro pianeta.
Si fa poesia con l’oscurità, si rende aggraziata la violenza e la si impasta con il fascino onirico del mistero, tramite l’uso di sintetizzatori che ci trasportano in una dimensione naturale ormai dai più dimenticata.
Ovfrost non si limita ad aggredirci espellendo il suo sdegno, ma vuole al contempo commuovere, ridestare e far sognare; e vi riesce benissimo. Soprattutto in brani più progressivi come la conclusiva “Clad in Black and Gold”, dove si viene avvolti, nella parte centrale, da un insieme di melodie di chitarra acustica, ed elettrica, sapientemente intrecciate e spezzate al punto giusto dalla tipica furia iconoclasta del fuoco nero.

Penso che allo stato attuale, “Of Scorched Earth” rappresenti lo zenit dell’orizzonte terso dei Malist.


Recensione a cura di DiX88

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