ll rischio maggiore di affidarsi a generi musicali “classici” nel 2024 è di scadere in una parodia dei “bei tempi andati”, ed ecco che la prima considerazione da fare in merito a questo “
Mind out of mind” è che il
prog-rock dei
K'mono, pur abbeverandosi copiosamente alla titolata fonte storica del settore, riesce a evitare di limitarsi ad un'operazione
revivalistica gratuita e fine a se stessa.
Questione, verosimilmente, di sensibilità, intelligenza e cultura, attributi che consentono al trio di Minneapolis di declinare le tante prestigiose influenze (i tradizionali colossi Yes, Pink Floyd, King Crimson, ma anche gli Steely Dan e “roba” alla XTC …) all’interno di un suono piuttosto variegato ed eclettico, con un approccio alla materia che può in qualche modo ricordare quello dei britannici The Pineapple Thief.
Rimane sullo sfondo, a mitigare leggermente l’efficacia dell’opera, un refolo di eccessiva prolissità, ampiamente compensato da momenti di notevole impatto emotivo, esattamente come accade nella bellissima
title-track dell’albo, in cui si respira l’aria visionaria dei
seventies, in una formulazione fragrante e completamente priva degli effetti deleteri della
muffa.
“
Good looking” rivela il lato più spigliato dei
K'mono, capaci di infarcire la rarefatta atmosfera sonica del brano di melodia
pop, digressioni
funky e tocchi
synth-wave, gli stessi che in qualche modo ritroviamo poi anche in "
Millipede man”, che, con un “pizzico” di gusto per l’iperbole, evoca una sorta di Franz Ferdinand convertiti al
prog.
“
In the lost & found” piace per il raffinato clima
space-jazz, un po’ meno per un incedere complessivo vagamente inconcludente, mentre “
Time will tell ...” è un breve omaggio ai Gentle Giant (suonato come potrebbero farlo i Muse) e “
Tell me the lore” farà felice chi si esalta “ancora” per l’arte trascinante, solare e melodiosa di certi Yes.
Con le pulsazioni cosmiche e vaporose di “
Answers in the glass” si completa il viaggio nell’universo espressivo di “
Mind out of mind”, un percorso che alimenta la speranza in un futuro produttivo per il longevo
rock progressivo, con i
K'mono in veste di promettenti contributori.
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