Avevo scoperto gli americani
Aureole, one man band di
Markov Soroka, in occasione del bellissimo
debut, per poi restare abbastanza indifferente al cospetto del secondo lavoro, "Aurora Borealis", che non riusciva a ripetere le magiche, e misteriose, atmosfere spaziali del disco che lo aveva preceduto.
Purtroppo anche sul nuovo
"Alunarian Bellmaster", questa volta licenziato dalla
Prophecy Productions, le cose non vanno molto meglio e l'Ambient Black Metal dal taglio cosmico del debut, così estraniante e gelido, resta, ahimè, solo un vago ricordo.
Il nuovo album, infatti, lascia da parte quasi completamente la componente Black e si "concentra", invece, su un suono di chiara matrice Dark Ambient, a tratti marziale a tratti sognante, basato su sintetizzatori e tastiere, con il quale l'artista americano crea melodie viziose che, salvo pochi momenti (concentrati nella seconda metà del disco), non riescono a sfuggire alla noia ed al fastidio di un qualcosa che sembra essere incompiuto.
"Alunarian Bellmaster" risulta essere un album da sottofondo musicale, se mi passate l'immagine, e non riesce a catturare l'attenzione dell'ascoltatore dal momento che le idee, e qualcuna, come dicevo, è valida, sono affogate nella lunghezza eccessiva dei brani (parliamo di oltre un'ora e mezza di musica) e nella loro scarsa varietà che rendono l'ascolto di tutto il lavoro una vera fatica piuttosto che un piacere.
Certo, le atmosfere da vuoto interstellare hanno il loro indubbio fascino, così come alcune partiture riescono ad essere realmente inquietanti e spaventose, ma per fare musica Ambient di spessore elevato non bastano pochi, buonissimi, momenti, ma è necessaria una maggiore ispirazione che si dipani per tutta l'estensione della musica che si vuole offrire:
Aureole, almeno in questa occasione, non riesce, quindi, a raggiungere il suo obiettivo e ci lascia tra le mani un album valido a metà (diciamo così) che, forse, potrà essere gradevole nelle gelide notti invernali mentre si è al caldo delle proprie case, ma che, con difficoltà, farà venire voglia di essere riascoltato.
Peccato.
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