Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2024
Durata:47 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. CRASH AND BURN
  2. WHEN WE WERE YOUNG
  3. LEAVE NO SCAR
  4. ROCK BOTTOM
  5. SWEET TALKER
  6. LILY
  7. KRYPTONITE (FEAT. NINA SÖDERQUIST)
  8. OUT OF THE BLUE
  9. ALL OR NOTHING
  10. ACHILLES HEEL
  11. DAZE OF YESTERDAY

Line up

  • Mattias Olofsson: lead and background vocals
  • Jakob Svensson: guitars, bass, keyboards
  • Anton Martinez Matz: drums

Voto medio utenti

Dopo il debut omonimo del 2022, gli svedesi Grand tornano a deliziare le orecchie dei rockers melodici col nuovo album "Second To None", che ripercorre le strade sicure ed inflazionate del Melodic AOR di stampo svedese.
Intendiamoci, il disco è scritto, suonato e prodotto con tutti i crismi ed è un prodotto ineccepibile che sicuramente farà breccia nei cuori degli amanti di queste sonorità di cui la Svezia è ormai da anni patria indiscussa.
I Grand quindi mostrano tutti i pro ed i contro tipici del genere, il disco è piacevole con le sue melodie semplici ed i chorus da cantare, le chitarre che non graffiano mai troppo, le sovraincisioni e il tappeto di keyboards in sottofondo ad accompagnare le vocals squillanti di Mattias Olofsson.
I Nostri pur padroneggiando la materia, miscelando un pò di Toto, di Heat e di altre decine di bands, difficilmente riusciranno - ahiloro - ad emergere veramente dal calderone dell' AOR svedese. Faccio un esempio, nel 2021 la Svezia ha sfornato una band - i Nestor - che sicuramente rimarrà in mente ai più grazie ad alcune particolarità come la grande voce del cantante o la pubblicazione di un hit quale "1989". I Grand invece pur dimostrando buona padronanza degli strumenti ed un songwriting abbastanza eterogeneo, rischiano di rimanere nell'anonimato in quanto accanto ad alcuni pezzi interessanti quali la rockeggiante "All Or Nothing", "Out Of The Blue" col suo andamento un pò sognante e ricco di melodia e l'opener "Crash And Burn" - praticamente un plagio di "Love Cries" grande hit degli Stage Dolls - ma che fa la sua figura, per il resto ci propongono soluzioni melodiche stereotipate che troppo sanno di deja-vu.
Bravi ma non essenziali.
Recensione a cura di Marco ’Metalfreak’ Pezza

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