Funeral Winds, storico gruppo di punta della scena black olandese, in corsa dal lontano 1991 e ormai diventato una one-man-band, torna sul mercato discografico con il nuovo lavoro in studio,
“333”, tramite la leggendaria etichetta
Osmose Productions, a distanza di poco meno di un anno dal buon
“Stigmata Mali”.
Il nome del platter trae spunto dal numero del demone
Choronzon. Demone che dalla filosofia occultista esoterica – in particolar modo quella di
Crowley – viene riferito come l’ultimo grande ostacolo tra l’adepto e l’illuminazione; e dunque si richiede di affrontarlo per poter andare oltre l’abisso.
Musicalmente
“333” è un disco black metal duro e puro, con un sound volutamente rétro e lo-fi, suoni di chitarra gelidi, spesso sbilanciati e molto acuti, a tratti “fastidiosi”, che richiamano alla memoria capolavori storici come
“Battles in the North” (1995).
La produzione è davvero “pessima”, se paragonata, per esempio, al suo più levigato predecessore, e alla maggior parte delle registrazioni black moderne; un vero e proprio tuffo in quel passato dove la fiamma nera era ancora incendiaria.
Sono tutti brani piuttosto diretti e dotati di una presa immediata che richiama in parte le strutture dei primi
Darkthrone, e le cui parole d’ordine sono violenza e odio. Tendenzialmente si muovono su passaggi stranamente non troppo veloci, senza comunque disdegnare le classiche sfuriate tipiche del genere.
Spesso si hanno songs altalenanti tra mid-tempo, con qualche accenno di groove più corposo, come per esempio nell’opener
“Sovereign of Shadows”, spezzati da corse folli sul filo del tremolo e del blast beat.
In ogni caso, a mio giudizio, è proprio nei passaggi più cadenzati che i
Funeral Winds risultano più interessanti, riuscendo ad esprimere quell’atmosfera oscura e siderale che dovrebbe caratterizzare ogni disco black metal. In tali rallentamenti si sente spesso l’influenza delle atmosfere che hanno caratterizzato molti capolavori dei
Gorgoroth, mi viene da pensare a tracce come
“Cast the Gauntlet of Doom” e
“Forever Cursed and Bound”, ma non solo.
Siamo davvero su una tipologia di fuoco nero vecchia scuola, in cui la brutalità è ai massimi livelli e dove si concede pochissimo spazio alla melodia. I suoni sono distorti il più possibile, anche “grazie” ad un certo lavoro di effetti in fase di produzione, caotico e grezzo all’ennesima potenza, che si ripercuote anche sulla voce di
Hellchrist Xul (pesantemente filtrata).
“333” è un LP che non esce dal sentiero tracciato dai padri fondatori, ma che osa proprio nel riproporre un prodotto anacronistico. Inoltre, se non si può affermare che il progetto di
Hellchrist Xul sia affiancabile a tali capostipiti, è senza ombra di dubbio tra quelli che hanno avuto il merito di consolidare la fortezza del metallo nero, e di aiutare ad erigerla anche al di fuori della Scandinavia.
Dunque, finché riproposto con questa attitudine feroce, possiamo permetterci di comprare il buon vecchio canovaccio dell'olandese.
Recensione a cura di
DiX88
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