“
Too late” è uscito già da qualche tempo, ma in fondo non è mai “troppo tardi” (bella
eh? …
vabbè …) per segnalare un gruppo dedito al
rock melodico, tanto più se italiano come i
Last In Time.
In realtà,
Massimo Marchetti, che del progetto è il principale “agitatore” (compone, suona e produce …), e i suoi
pards (tutti
musici dotati di una considerevole esperienza), dimostrano di possedere una visione abbastanza ampia del genere, integrando suggestioni
AOR con digressioni
hard-rock e strutture sonore d’estrazione
prog-metal.
In un panorama musicale di riferimento molto “codificato”, la scelta della
band di non allinearsi ad un unico modello stilistico è certamente un aspetto che depone a suo favore, così come funziona bene l’idea di affidare le parti vocali a cantanti differenti (
Igor Piattesi dei Vicolo Inferno,
Caterina Minguzzi e
Mirko Marchetti), in grado di adeguarsi con una certa disinvoltura alle diverse esigenze espressive.
Quello che forse ha ancora bisogno di un pizzico di ulteriore “coordinamento” e l’alchimia musicale complessiva, la quale, inoltre, si gioverebbe di una piccola quota di supplementare capacità di “adulazione” nelle linee armoniche.
Insomma, qualche aggiustamento da applicare ad architetture musicali già parecchio raffinate, mature e ambiziose, che forniscono la loro immagine migliore nelle scansioni
hard-prog concesse a “
The way to rock”, nell’enfasi sentimentale di “
Believer in love” (bello il duetto
Piattesi /
Minguzzi), nel
mix tra Thin Lizzy e Rainbow di “
Mr. Fantastic” e nel suggestivo tocco
bluesy di “
Moonlight dreamers”, dove la laringe di
Caterina dà il meglio di sé, contrappuntata da un pulsante fremito ritmico e da un sensibile ed efficace
guitar work.
Non spiacciono nemmeno l’assetto sonico graffiante e “mutante” di “
The animal” e la singolare fusione Whitesnake / Dream Theater che traspare dalla
title-track dell’opera, due brani di buona qualità, appena troppo ridondanti per sublimare in maniera inattaccabile gli effetti emotivi.
I
Last In Time oltre a saper suonare, sanno costruire i loro pezzi con una certa creatività, una dote piuttosto rara che deve essere preservata, auspicando al contempo che in futuro possa essere integrata in un
sound pienamente organico e incisivo.
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