Arrivano direttamente dalla scena heavy tricolore degli anni ’80 questi G.L.A.S. di Montecatini Terme, con alle spalle ben diciotto anni di carriera (da cui il titolo “Eighteen”) e un discreto palmares che vede addirittura la pubblicazione di un mini Lp nel 1988 (e per i tempi si trattava di un vero “traguardo”) intitolato “Audax vincit” (G.A.S. Records), oggi diventato vera e propria merce per collezionisti.
Accanto a questo disco, tra i classici avvicendamenti di line-up e varie “battute d’arresto”, anche un altro paio di demo, la partecipazione, con il brano “Heartbeat city”, ad una compilation edita dalla Musical Box Promotion (del noto Klaus Byron) denominata “R.A.U.S.?” (1991) che coincise con il loro momento di massima popolarità, fino ad arrivare, dopo vari tentativi ed alcuni apprezzati “assaggi” live, a questo Cd autoprodotto, prima testimonianza discografica dai tempi della suddetta raccolta.
I G.L.A.S., nell’anno del signore 2005, ci riprovano con i membri fondatori Alex “Midnight” Moschini, Sergio Leonetti e Massimo Cappelli, supportati dall’ex H.A.R.E.M. Alessio Viani, offrendo un hard rock dalle fortissime connotazioni d’A.O.R. tastieristico, nella probabile speranza che l’audacia nel proporre il loro genere preferito, ma obiettivamente non troppo “popolare” da queste parti, possa, volendo parafrasare il titolo del loro storico vinile, essere una scelta vincente.
Essendo un sostenitore di questi stilemi musicali, non posso che applaudire a questo come-back, auspicando che il periodo piuttosto fertile per il rilancio delle sonorità degli eighties, possa investire sempre di più queste coordinate sonore e coinvolgere anche le formazioni italiche, purtroppo, però, questo “Eighteen”, appare un po’ troppo acerbo (ed è strano vista l’esperienza maturata dal gruppo), a volte persino esecutivamente leggermente approssimativo, soprattutto nelle linee vocali e nelle loro costruzioni armoniche, aspetti viceversa assolutamente fondamentali per l’efficacia di un prodotto di questo tipo.
Le voci e le strutture corali spesso, infatti, non si presentano all’altezza della situazione, ma è anche vero che talvolta non sono suffragate dalla necessaria compattezza strumentale, mentre riesce comunque ad emergere il buon gusto generale della chitarra solista.
Le discrete capacità evidenziate nel songwriting (sebbene non particolarmente originale) e un’accuratezza leggermente superiore rendono “The sweet sound of the hard feeling rain”, “If you walk away” e “No more lonely days, no more lonely nights” brani in grado di mettere in mostra le cose migliori del dischetto, almeno dal punto di vista della musica, dal momento che anche in questi casi, continuano a sussistere le solite incertezze nelle vocals.
Mi dispiace non poter incensare un ritorno che per convinzione e relativa passione dimostrata è stato, dal punto di vista dell’attitudine, dal sottoscritto così gradito; sfortunatamente questi aspetti non sono stati del tutto confermati da quello puramente artistico, ma sono certo che, con un po’ d’attenzione in più e anzitutto reclutando un singer di “ruolo” (che, a quanto sembra stanno già cercando), i G.L.A.S., potranno dire cose importanti nell’ambito del panorama rock del Belpaese … del resto non si può affermare che i ragazzi toscani, vista la loro storia, manchino di perseveranza; la stessa dote che li porterà sicuramente a continuare a “crederci” e a migliorare quelle debolezze che attualmente non permettono di andare oltre una semplice sufficienza.

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