Il nuovo disco degli
Autumn’s Child non coglie per nulla impreparati i loro estimatori, vista l’estrema puntualità con cui la
band svedese licenzia, con cadenza annuale, i suoi lavori.
Per chi, come il sottoscritto, li apprezza ma si aspetta da loro sempre quel
qualcosina in più, “
Tellus timeline” viene accolto con la speranza che
Mikael Erlandsson e i suoi sodali abbiano finalmente colmato quel
gap che me li ha fatti definire in passato “un’incompiuta di classe superiore”.
Ebbene, il quinto albo dei nostri,
ahimè, conferma il suddetto
status e non riesce ancora una volta a varcare in maniera trionfale le porte dell’
Empireo del settore.
Un pregevole
vocalist, tecnica sopraffina, una coerenza stilistica che non sconfina nell’ottusità e pure una certa intelligenza nella stesura dei brani, non sono infatti sufficienti ad “aggredire” in maniera decisiva le primissime posizioni della graduatoria attuale della scena melodica, in particolare quella scandinava (Eclipse, Perfect Plan, H.E.A.T., …).
Ciò detto, “
Tellus timeline” appaga in maniera abbastanza esauriente e piazza almeno una mezza dozzina di tracce di dominante efficacia, pregne di melodie ampie, “ruffiane” e piuttosto autorevoli.
Si tratta, nello specifico, dell’
opener “
A Strike of lightning” (alimentata dagli arabeschi chitarristici di
Pontus Akesson e sostenuta da un
refrain “a presa rapida”), della solare spigliatezza di "
Here comes the night”, dell’
anthem da arena "
We are young”, della delizia adulta “
Juliet” (cantata in duetto con
Jim Jidhed) e di una "
Never surrender” che, nonostante l’abusata intelaiatura espositiva di carattere nordico, finisce per soggiogare i sensi.
Sebbene all’interno dei felici confini della piacevolezza uditiva, nel resto della raccolta non sempre tutto funziona a dovere: il tocco sinfonico concesso a “
Gates of Paradise”, la pomposa "
This is goodbye” e la struttura armonica di "
On the top of the world” rasentano il manierismo, l’influsso Beatles-
iano di “
Around the world in a day” e "
I belong to you” appare fin un po’ troppo “sfacciato” (meglio la prima della seconda, comunque …) e “
Come and get it” è un discendente diretto della triade Slade / Sweet / Mott The Hoople che piace senza entusiasmare.
Il limbo dell’anonimato è assolutamente a “distanza di sicurezza” e ciononostante non riesco ancora a “capacitarmi” che gli
Autumn’s Child, visto il loro blasone, non raggiungano l’eccellenza …
ragazzi, io continuo a essere fiducioso e ci conto … al prossimo anno!
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