Ah, il Canada … quante soddisfazioni ha saputo riservare agli estimatori dell’
hard melodico … Loverboy, Harlequin, Harem Scarem, Toronto, Haywire, The Works (ma l’elenco è molto più corposo …) e poi loro, gli
Honeymoon Suite, da inserire, come parecchi dei nomi appena citati, nella categoria dei cosiddetti
cult-heroes, per una qualità del loro lavoro esaltata dalla critica e dagli appassionati, ma non riconosciuta “universalmente” (soprattutto dalle nostre parti) per il suo reale valore artistico.
Se il capolavoro dei
canucks è di sicuro “
The big prize” (giustamente incensato dall’esimio “collega”
Zampolini), la loro carriera (iniziata nel lontano 1981 e “frenata” anche da un brutto incidente stradale occorso al
singer Johnnie Dee) ha sempre garantito
standard artistici medio-alti, per la felicità di chi li ha seguiti con autentica devozione nel corso degli anni.
Una fedeltà che attendeva da troppo tempo un riscontro sulla lunga distanza (dopo il
full-length del 2008 “
Clifton Hill”, nel 2016 c’era stato “
Hands up”, un interessante
reminder sotto forma di
Ep), finalmente concretizzato grazie alla
Frontiers Music e a questo “
Alive”.
Anticipato dai singoli “
Tell me what you want” e “
Find what you’re looking for”, pubblicati rispettivamente nel 2019 e nel 2020, l’
album vede gli
Honeymoon Suite collaborare con il produttore e compositore
Mike Krompass, ed è sufficiente uno sguardo al
curriculum di quest’ultimo (
Meghan Trainor,
Theory of a Dead Man,
Three Days Grace, …) per assistere, da parte dei primigeni cultori della
band, al più classico dei “sollevamenti di sopracciglio” da scetticismo.
Ed in effetti durante l’ascolto non è difficile rilevare una certa “rigenerazione” del tipico suono del gruppo, sempre più convogliato in un contesto “modernizzato”, ma per tranquillizzare i
fans maggiormente ansiosi mi sento anche di affermare che il processo di aggiornamento non è fastidiosamente invasivo, pur riconducendo il contenuto dell’albo al concetto di “radiofonico” come lo intendiamo nel terzo millennio.
Impressione confermata fin dall’
opener e
title-track dell’opera e dalle già note “
Find what you’re looking for” e “
Tell me what you want”, ottimi esempi di vivace
pop-rock adatto all’
airplay contemporaneo, e se “
Done doin’ me” e “
Livin’ out loud” innervano la coreografia armonica del programma a colpi di ritmiche pulsanti e di scosse
funky, “
Not afraid to fall”, assieme ad un gradevole tocco vagamente
folk, piazza uno di quei ritornelli davvero perfetti per essere memorizzati senza quasi accorgersene.
L’
anthem “
Give It all” mesce in maniera più “tradizionale”
hard e
AOR e non per questo si dimostra meno efficace delle tracce appena menzionate, allo stesso modo in cui “
Love comes” e “
Doesn’t feel that way” affascinano sfruttando le assodate peculiarità della ballata passionale.
La “palma” di brano meno convincente del disco va infine assegnata a “
Broken”, un po’ troppo lezioso e manieristico, a completamento di una quarantina di minuti di musica
rock complessivamente parecchio appagante.
Sottolineando l’ottima resa sonora di “
Alive” e lo splendido stato di forma di questi virtuosi veterani della scena, non posso far altro che accogliere il ritorno degli
Honeymoon Suite con somma soddisfazione, evitando ardui e avventati paragoni con il loro passato “remoto” e gioendo per un presente che magari potrà destare qualche perplessità tra i
melomani più “rigorosi” e colpisce tutti gli altri per la sua fondatezza artistica e la notevole freschezza espressiva.