“Epic”, targato
Season of Mist, è la seconda uscita della super death metal band
Vltimas, che vede come membri
Flo Mounier dei
Cryptopsy, l'ex
Morbid Angel David Vincent e
Blasphemer degli
Aura Noir.
I tre tizzoni di inferno con questo full-length ci propongono qualcosa di diverso da
“Something Wicked Marches In” (2019); ovvero una sorta di proto death vecchia scuola stile
Possessed, dalle tinte black (prima ondata) che rimandano a
Venom e
Celtic Frost, su cui si inseriscono, con un tocco spontaneo e naturale, forti richiami all’heavy classico, in grado di donare un retrogusto melodico interessante.
Tocco heavy che si ripercuote anche sullo stile vocale di
Vincent, il quale esce spesso dai binari del growl per risolversi su "clean vocals" spiccatamente 80’s. Tutto ciò viene giustamente riadattato ai nostri tempi, senza dunque perdere di vista gli elementi estremi venuti in seguito nel panorama black/death, come un certo utilizzo del blast beat e altre peculiarità simili.
Se già con il loro esordio i
Vltimas proponevano un death vecchia scuola dall’ottimo tasso tecnico, qui, per via di un movimento ancor più retrospettivo, tornano a pescare a piene mani dal repertorio più classico del metal.
Le composizioni diventano maggiormente lineari e senza tecnicismi inutili;
Flo Mounier, per esempio, suona quasi come un batterista normale...tuttavia con la classe di un musicista fuori da ogni categoria.
A mio avviso è proprio questo uno dei percorsi a ritroso che dovrebbero perseguire le formazioni dedite al vero metal estremo.
Inutile, oramai, ricercare suoni sempre più potenti, inintelligibili e totalmente svincolati dalle basi tradizionali della musica e della forma canzone. Innanzitutto per l'impossibilità di inoltrarsi oltre un certo limite; e in secondo luogo perché vi sarebbe il rischio della totale uniformazione.
Ritengo che la via della luce oscura sia quella di recuperare le sfumature del metal primigenio, l’attitudine catchy e immediata che consente la sopravvivenza – nella memoria – dei brani alla prova degli anni, senza al contempo aver paura di evadere, quando si renda necessario, da quei rigidi schemi. Così da non perdere di vista quegli elementi “innovativi” che hanno consentito di sviluppare il sound tritaossa, e le sue varie diramazioni, che i generi più seminali hanno saputo regalarci; e i tre deathsters ci riescono egregiamente…
A tal proposito provate ad ascoltare
“Scorcher”.“Epic” è un lavoro potente, muscolare, apparentemente grezzo e celante al suo interno una raffinatezza elitaria che riesce a sintetizzare, la classicità della nostra amata musica, con gli aspetti più brutali e tenebrosi dell’orizzonte estremo di cui oggi tutti godiamo.
Recensione a cura di
DiX88
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