Una volta negli anni 60/70 per chi amasse e volesse horror di discreta qualità al cinema c’era la mitica
Amicus Productions, casa di produzione cinematografica di serie B che sfornava antologie del brivido confezionando film a episodi che avevano come protagonisti vecchi leoni come
Peter Cushing o
Christopher Lee insieme ad attori emergenti.
Celebri i suoi film “
La Casa Che Grondava Sangue” del 1971 oppure “
Le Cinque Chiavi Del Terrore” del 1965.
La stessa cosa si può dire per analogia con il secondo album solista di
Vincent Crowley che pubblica un disco ispirandosi all’orrore prendendo spunto da varie fonti.
Lo stile è un heavy metal sulfureo e sinistro influenzato dai
Mercyful Fate come in “
Amityville’s horror”, basta sentire la parte centrale con i solos per accorgersi da che scuola provengano.
Altro brano che per certi versi presenta un vago sapore death metal è “
Nowhere to hyde” per saper ricreare l’atmosfera maligna ed oscura.
Il leader e singer offre una prova vocale aspra, con growl e screaming ma perfettamente distinguibili e calandosi nel ruolo di “Zio Tibia” del metallo grondante sangue e raccapriccio.
Questo disco non vuole essere una pietra di paragone per gli anni a venire, ma offre sano divertimento e quindi va preso per quello che è, una dichiarazione d’amore verso l’horror vecchia scuola che nonostante l’avanzare degli anni offre sempre uno spettacolo assicurato.
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