Tornano i tunisini
Myrath, che come d'abitudine sono soliti prendersi il loro tempo tra un album e l'altro. Questo nuovo "
Karma" ci fa ritrovare la band esattamente dove l'avevamo lasciata, ossia al timone di quello che ormai tutti chiamano "
oriental metal", e che non è altro che la fusione di un power metal un po' Kamelot, un po' più moderno, con sonorità tipicamente arabeggianti, in modo da creare una mistura sicuramente insolita ed interessante.
Questa volta, sinceramente, si sente però che i ragazzi abbiano giocato in difesa, pubblicando un lavoro poco coraggioso, molto autoreferenziale, ma non per questo meno bello o piacevole. Ci sono le orchestrazioni, c'è una grande produzione e la solita ottima prova vocale di
Zaher Zorgatti, che però a volte stacca il suo cantato in modo ritmico, ricordandomi David Draiman dei Disturbed.
Insomma, pur non essendo l'album dell'anno, "Karma" vi regalerà una cinquantina di minuti a dorso di cammello, perfetta colonna sonora per la vostra partita retrò a Prince of Persia.
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