“
Terra Madre” è un disco di
heavy metal “classico”, schietto e senza finzioni o sottintesi.
Ed è cantato in lingua italiana.
Iniziamo con i dati salienti del terzo
album dei
Silenzio Profondo in modo da sgomberare il campo da ogni dubbio e rivolgere il prosieguo della disamina a chi è veramente interessato a questo tipo di cose.
Allontanati gli irriducibili esterofili e i parossistici ricercatori del “nuovo”, possiamo tranquillamente affermare che l’opera in questione è davvero riuscita, appassionante e coinvolgente, sulla scia di un percorso artistico che vede i mantovani in continua e progressiva acquisizione di convinzione e di una maturità espressiva che attinge dai
Venerabili Maestri del settore (Judas Priest, Saxon, Iron Maiden, Accept, …) e li rielabora con buongusto e notevoli capacità specifiche, avvicinandosi “pericolosamente” all’efficacia emotiva di quella Strana Officina che è ancora oggi un fulgido modello per chiunque decida di frequentare proficuamente il “metallo (in) italiano”.
Il diluvio di suoni cromati e
anthemici si abbatte sull’astante fin dal dirompente atto di apertura (subito dopo l’
intro “
Nel fuoco”) denominato “
Tempesta di meteoriti”, dotato di un “tiro” bruciante e di un ritornello che vi ritroverete quasi inconsapevolmente a scandire in sincrono al pugno chiuso, in ossequio al più “tradizionale” e catartico gesto da
metal-head.
Si continua con la corsa perentoria di “
Scilla e Cariddi”, mentre “
Terra 51” aggiunge scorticanti impulsi
thrash-osi al coriaceo impasto sonico, per poi ammantare “
Uomo sospeso” di un misto di inquietudine e scorie
class-metal.
Pur nel suo “rigore” stilistico, il
songwriting dell’albo appare tutt’altro che dozzinale e monotematico, e a fornire un’ulteriore inappellabile testimonianza di tale argomentazione arrivano la melodia incalzante e variegata de “
Il demone”, le pulsazioni ammalianti di “
Schiavo della mente” (una sorta di Van Halen infatuati di
prog) e l’articolata “
Quarantena”, con le sue evocative, policrome e melodrammatiche architetture armoniche.
“
Eroe del tempo” è l’ultima “scossa” del programma, capace di colpire alternando accelerazioni imperiose e pause cariche di tensione e confermando ancora una volta i
Silenzio Profondo tra le realtà più convincenti e attrezzate della “scena” di riferimento.
Un plauso speciale, infine, va riservato alle doti interpretative di
Maurizio Serafini, eccellente condottiero di una formazione di cui andare fieri e che ripaga appieno la fiducia di chi vive di
heavy metal e sa riconoscere coloro che lo sanno “trattare” con autorità, talento e tanta attitudine.
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