Titolo e
artwork di copertina (curato dal noto
Nello Dell’Omo) dell’
album tengono a farci sapere che, dopo il salpamento discografico del 2020 (con “
Never say never”), il vascello degli
Arkado al momento si trova in “mare aperto” e non mi rimane dunque che sfruttare “biecamente” tali informazioni per avvisare gli estimatori dell’
hard melodico scandinavo che la rotta per il
gotha del settore è stata tracciata con cura e che la rinomata destinazione è decisamente alla portata del gruppo di Ödåkra.
Mantenendo pressoché intatta (resa solo appena più grintosa e sinfonica) la sintassi espressiva del debutto, in “
Open sea” assistiamo ad una migliore definizione del
songwriting, che acquisisce ulteriore slancio e maggiori capacità adescanti, guadagnando terreno innanzitutto nei confronti dei vertici nordici del settore.
Eh già, perché, grazie alla limpida e torreggiante impostazione canora di
Philip Lindstrand, alle trame melodiche sfarzose e agli accenni di
synth-pop ottantiano, il
sound degli
Arkado appare molto “svedese” nella sua esposizione espressiva e difficilmente potrà essere apprezzato da chi non ama (e ce sono, anche tra i cultori del genere …) questo fortunato canovaccio stilistico.
Ciò detto, passiamo a segnalare i momenti del disco che, a (in)sindacabile giudizio del mio usurato apparato uditivo puntano dritto alla suddetta ambiziosa meta: la sensibilità
symphonic-pop di “
Open sea”, il favoloso
mix Europe / Toto di “
Running through the night”, la vivace ruffianeria
hi-tech di “
I gave my heart” e di "
Unchain the night” e poi ancora le lucenti cromature metalliche di “
Rising high” e il velluto
adulto d’ispirazione
yankee "
Long way to go”, a cui si aggiunge la teatrale “
Her mother's lullaby”, una gustosa e “bizzarra” variazione sul tema sonoro portante dell’opera.
Altrove, il timone subisce qualche piccola deviazione di direzione, ma i progressi rilevabili in “
Open sea” sono comunque complessivamente piuttosto rilevanti e ci consentono di attendere un (auspicabile) futuro trionfale approdo degli
Arkado nel
Porto degli Eletti con rinnovata fiducia e, soprattutto, con l’indispensabile conforto di una considerevole soddisfazione d’ascolto.
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