Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2011
Durata:49 min.
Etichetta:earMUSIC
Distribuzione:Edel

Tracklist

  1. LAST TEMPTATION
  2. ALRIGHT, ALRIGHT
  3. DIFFERENT DEVIL
  4. UP NEXT
  5. LIGHTEN UP
  6. COME CLOSER
  7. THREE AND A HALF LETTERS
  8. BIGFOOT
  9. DUBAI BLUES
  10. SOMETHING GOING WRONG
  11. (HIDDEN BONUS TRACK)

Line up

  • Sammy Hagar: vocals
  • Joe Satriani: guitars
  • Chad Smith: drums
  • Michael Anthony: bass

Voto medio utenti

Ah ah ah, che simpatici i Chickenfoot: fanno il secondo disco e lo chiamano “III”, forse perché era talmente buono che almeno valeva per tre! Cavoli, ma dev’essere un discone! Allora, fortunato estratto in redazione, mi fiondo sul nuovo lavoro di Satriani e soci, curioso come un gatto, per sentire questo nuovo piccolo capolavoro hard rock da parte di quattro mostri sacri del genere. E dunque? Bah (auto-cit.).

“III” è l’emblema dell’album ruffiano: laddove il suo predecessore sfornava brani carichi, riffosi il giusto e pieni di quella incredibile voglia di suonare assieme, che era l’unica motivazione convincente per quattro stra-ricchi idoli del rock, il qui presente secondo capitolo è una astuta mossa commerciale, studiata per bene in modo da tenere alta la bandiera dei Chickenfoot e continuare l’approvvigionamento monetario dei ‘new fab four’, senza sudare poi più di tanto. Dieci brani ed una bonus che piaciucchiano, suonano “Chickenfoot” ed è già tanto, ma ti lasciano, come dire, così. Niente. Bellini, per carità, e non parliamo di prestazioni singole, perché qui il più scarso potrebbe fare un disco scoreggiando, e tutti giù ad osannare. Ma lo senti nelle linee vocali del Rosso: quando cominci ad infarcire un po’ troppo di “uuuh” “yeeeah”, “baby baby” e compagnia danzante, che manco Coverdale, significa che c’è poco arrosto, e un bel po’ di fumo fatto per il verso ci sta a pennello. Molta fuffa insomma, e qualche brano degno del nome che porta, come il bel refrain di “Alright Alright” o la muscolosa “Up Next”, oppure ancora il bel blues elettrico di “Dubai Blues” (certo, mica potevano fare “Marina di Ravenna Blues”, come minimo Dubai!). Toccante l’apertura ‘sociale’ in “Three and a Half Letters”, in cui Sammy recita su lettere (vere o presunte) scritte da poveri cittadini americani che non riescono ad arrivare a fine mese, ma non suona un pò di cattivo gusto, se cantata e suonata da dei multi-milionari? Anche il singolo “Bigfoot” non ha il tiro dei brani del debut, e lo spazio di Satriani inevitabilmente si allarga, spostando il tiro sugli effetti e saturandone buona parte della prestazione, che comunque in fase di missaggio avrebbe potuto usufruire di un lavoro migliore sulla pasta sonora delle chitarre ritmiche e del basso, un po’ mosci in uscita.

Totale: “III” è un disco di mestiere, fatto da gente che di mestiere ne sa davvero, ma davvero tanto, per cui va dove deve andare. Adesso tutti i media del mondo non parleranno d’altro per i prossimi mesi, ma guardiamoci in faccia: se non sapessi chi suona nei Chickenfoot, che ne penseresti?
Recensione a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 07 ott 2011 alle 09:30

Mah, penso che il problema sia differente: proprio perchè sono delle superstar ci si accanisce a trovare per forza il pelo nell'uovo. Se questo disco l'avessero inciso i Salcazz, a parte il fatto che difficilmente sarebbe arrivato a milioni di copie vendute, ma si saebbe gridato "al miracolo!!". Come Closer non può sembrare una canzonetta dai......

Inserito il 01 ott 2011 alle 21:08

Se vedessi uno sconosciuto che mi suona una canzone come different devil o come closer credo che mi inchinerei davanti a lui. Disco ancora piu bello del debut, recensione che non condivido per niente...

Inserito il 30 set 2011 alle 10:28

Mah...non sono del tutto d'accordo...che siano smanettoni è palese...lo sono sempre stati! Il primo album era una novità, una nuova sonorità difficilmente comparabile con altri stili o gruppi, il secondo prosegue nello stile, ma sicuramente non è commerciale come dite. Ho avuto modo di parlare diverse volte con Joe Satriani, l'ultima volta prima del concerto dello scorso anno all'Alcatraz: alla mia domanda se i Chickenfoot fossero stati un progetto "one shot" mi rispose che sarebbero andati avanti, che stavano lavorando ad un nuovo disco e sprattutto ad un nuovo tour. Questa è gente che è in tour per 10 mesi all'anno...ama il proprio mestiere...soprattutto suonare dal vivo ed entrare in contatto con i fans...

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