Il ritorno dell’alfiere del darksynth non riserva particolari sorprese, un aspetto che probabilmente verrà apprezzato dai tanti fan delle sonorità portate alla ribalta dai vari Carpenter Brut, Perturbator e soci.
L’introduttiva
“Judgment” è tesa e drammatica, e prelude alle batterie elettroniche e ai bassi sintetici iper-compressi della titletrack. Il matrimonio impossibile tra John Carpenter e l’heavy metal viene celebrato nelle riuscite
“Death In Bloom” e
“Digital Death”, mentre in
“Widow Song” e
“Through The Water” il buon
Baalberith dimostra di sapersela cavare anche con la forma canzone.
Groove ipnotici e spiazzanti (
“Deceiver”, “Shelter”) si alternano a episodi essenziali e brutali (
“Decadent Decay”) che ricordano da vicino gli esordi dell’artista americano (
“Obituary”, “Temple Of Tears”, “Golgotha”).
La chiusura è lasciata all’ottima e ultra-cinematografica
“Leviathan”, veri e propri titoli di coda di un film godibile ma tutto sommato prevedibile.
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