Avete presente quando siete attratti da qualcosa (o da qualcuno, pure …), magari non esattamente “perfetto”, eppure in grado di emanare un alone di fascino al tempo stesso brumoso e inebriante?
Beh, a me ultimamente è successo con la musica dei
Mist Descends, misterioso sestetto di Helsinki al debutto sulla “media” distanza per la
Inverse Records.
Enigmatico, perché di loro non si sa moltissimo, e soprattutto perché in “
Horizons” troverete
metal,
gothic,
folk e anche un pizzico di
prog e
dark-wave, il tutto pilotato dalla voce ammaliante di
Julia, a tratti incerta e oscillante (circostanza evidente soprattutto nell’opener “
Hexagon” …) e nondimeno anche capace di interpretazioni piuttosto coinvolgenti.
Nascono così atmosfere fosche e conturbanti come quelle propagate da “
Soul of a masochist” e “
Tears from the sky”, opali sonici altamente suggestivi come la ballata liquida ed ancestrale “
Waves of nice” e irretenti frammenti di elettronica pulsante e caliginosa come “
M.A.B.D.”, mentre all’epilogo “
Blind hope” è affidato il compito di tessere melodie magnetiche e visionarie, pregne di
spleen e in cui trovano spazio anche un fascinoso tocco esotico e una graffiante scarica di lirismo gotico.
Insomma, le intuizioni ci sono, ma è anche necessario focalizzarle meglio e concretizzarle in una forma espressiva maggiormente coerente e accurata, tutti aspetti che rendendone questo “
Horizons” un dischetto contraddittorio, un po’ anarchico, imperfetto … proprio come tante delle cose intriganti della nostra vita.
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