Un bell'arpeggio e via.
Ma il via a cosa?
A un bel tuffo in sonorità votate ad un Heavy Metal ottantiano, ma che non rinunciano a escursioni nel Seventies Hard Rock, che caratterizzano il sound degli spagnoli
The Wizards, che in poco più di dieci anni di attività hanno già realizzato quattro album, anche se poi da "Rise of The Serpent" al nuovo "
The Exit Garden" sono passati ben sei anni. Quest'ultimo si apre proprio con la titletrack su di un insistito abbrivio strumentale, che mi ha ricordato non poco gli UFO, per poi salire di tono, senza però mai eccedere puntando piuttosto sul feeling e adagiandosi su di un caldo Doom Hard Rock, che non dovrebbe dispiacere a coloro che guardano con nostalgia ai Black Sabbath e ai primi Judas Priest. Più nervosa, nel guitarwork e nel drumming la seguente
"Full Moon In Scorpio" (inedita ma che va riprendere il titolo del loro secondo album), tra Iron Butterflay e Scorpions, ma gli si fa preferire "
Oniros", che torna ad un incidere lento, sinuoso e dall'invidiabile pathos. Va sottolineato che in questo caso le varie band citate più che illustrare similitudini e paragoni, servono ad tratteggiare il contesto musicale in cui si muove la formazione basca, anche se poi su "
Holy Mountain Mind" e "
Equinox of Fire" le influenze sabbathiane sono davvero palpabili, con quei riff che guardano apertamente alla Gibson GS di Tony Iommi, mentre il cantante
Ian Mason fortunatamente non è l'ennesimo clone di Ozzy Osbourne, ma sfoggia una timbrica più alta e pulita, piazzandosi a metà strada tra Glenn Danzig, Phil Mogg e Ian Astbury. Con "
Questions" torniamo agli arpeggi e alle melodie, nell'occasione meno malinconiche ma quasi sognanti, almeno finché i
The Wizards non si lasciano prendere da quell'impeto maideniano che li accompagna sino alla fine del brano. Più ariose invece la cangiante "
Crawling Knights" e l'eterea "
Dawn of Another Life", episodi che concedono larghi spazi di manovra alle partiture strumentali, con in grande evidenza nella prima sia il batterista
Dave O. Spare sia i due chitarristi, mentre nella seconda, che ha il compito di chiudere l'album, si viene presi per mano dal miglior e ispirato
Mason, qui affiancato dalle sole chitarre di
Phil the Pain e
George Dee.
E ora provate a prendere voi in mano questo "
The Exit Garden", potrebbe darvi parecchie soddisfazioni.
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